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Il ristoratore che "vola" sugli alberi a più di 30 metri: "Mi sono reinventato un lavoro"

"Mai arrendersi, ma rimboccarsi le maniche"

La stagione è cominciata da un po', ormai da un mese: il ristorante ha riaperto il 6 aprile e ha già affrontato la Pasqua e due ponti. Ordini, comande, pizze, fritti misti, primi, secondi e caffè: si andrà avanti così fino alla fine dell'estate. Ma Alessio Grassenis per tutto inverno non è rimasto con le mani in mano, anzi: si è arrampicato per mesi sulle cime degli alberi di mezza Lombardia (e oltre). Non per svago, ma per lavoro: d'estate al ristorante - è socio dell'Exotic di Manerba del Garda, d'inverno acrobatico tree climber. 

Un nuovo lavoro dopo il lockdown

Alessio ha 36 anni già compiuti, originario della Val Seriana ma da più di 20 anni gardesano d'adozione. "Tutto è cominciato in piena pandemia - racconta -. Le chiusure, i lockdown: non sapevamo se e come avremmo riaperto. Così, nell'incertezza, mi sono reinventato con un nuovo lavoro". Missione compiuta: ora Grassenis, tramite Cristian Donati (dottore forestale) dell'azienda "Risolvo Problemi", lavora in quota con la squadra de "La Picchio Verde" (info su Facebook e Instagram, per saperne di più). Dalla seconda metà di ottobre alla fine di marzo si arrampica, letteralmente, su alberi di ogni forma e misura per lavori di potatura e, in casi estremi, anche di abbattimento controllato.

Non è cosa da tutti: "Ho seguito un corso base a Varese con la Tree Climbing Italia insieme ad Alessandro Pizzi, che considero un mentore: mi ha aiutato a scoprire e sviluppare questo talento. Poi mi sono specializzato in abbattimento controllato in fune e da terra".

In "volo" a più di 30 metri d'altezza

Lassù il mondo si fa piccolo, molto piccolo: "La pianta più alta su cui sono lavorato misurava 33 metri, ero a Padova. Ma sono salito anche su una pianta di 22 metri a Manerba", continua Grassenis. Acrobazia e precisione. Il tree climbing permette di raggiungere e tagliare rami e piante anche ad altezze vertiginose e in zone impervie: sospesi nel vuoto, ma in piena sicurezza, si lavora anche con corde, funi, piattaforme e pure con elicottero (in collaborazione con Igor De Giorgi, dalla Svizzera: anche lui un giovane che si è reinventato) per far sì che ogni ramo o pezzo tagliato non cada mai a terra.

Non è cosa da poco, dicevamo: "Prima di arrampicarsi - dice ancora Alessio - è necessario conoscere lo stato della pianta, la sua stabilità, eventuali malattie: per questo ci affidiamo anche a un agronomo. L'attrezzatura è poi fondamentale: Dpi, tute e guanti antitaglio, corde e attrezzi meccanici. Tutto materiale di qualità, perché la qualità salva la vita". 

"Mai arrendersi, ma rimboccarsi le maniche"

Nomen omen: gli amici lo chiamano Pota, per via delle sue origini bergamasche, e oggi il Pota è uno specialista in potature. "Le richieste non mancano - ammette - e noi riusciamo ad essere competitivi perché proponiamo prezzi modici ma senza rinunciare alla qualità. Siamo in tanti a collaborare, anche di diverse aziende: Cristian Donati, Daniele Sandrini, Igor De Giorgi. Uniamo competenze e capacità, ognuno con la sua specializzazione". 

Fino al prossimo autunno resterà dietro al bancone, in prima fila al ristorante Exotic che si affaccia sulla Pieve, con vista sulla Romantica. Poi a ottobre, di nuovo sugli alberi: "Se ho imparato qualcosa da questa esperienza - conclude - è che non bisogna mai arrendersi, ma piuttosto rimboccarsi le maniche. C'è sempre tempo per imparare un nuovo lavoro".

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