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Andrea e Olga, ancora in viaggio: sulla Panda rossa per innamorarsi dell'Italia

Sono ancora in viaggio Andrea e Olga Trolese: partiti alla metà di maggio, quasi senza soldi, per sopravvivere si dedicano all'antica arte del baratto

Che fine hanno fatto Andrea e Olga Trolese? Sono passati ormai quasi due mesi – era la metà di maggio – dalla loro partenza per “Italia in PandAmia”, un viaggio “senza tempo e senza meta” per innamorarsi ancora, maledetta primavera, del Paese che di fatto “è un po' come se ci avesse tradito”. Ovvero: insieme gestivano tre ristoranti a Desenzano, costretti alla liquidazione causa pandemia e reiterate chiusure (e gli aiuti statali, purtroppo, mai abbastanza).
Sono partiti dal lago di Garda, hanno raggiunto Venezia e poi giù per l'Adriatico, a seguire verso la Toscana e infine (per ora) la Liguria. Il viaggio continua, quasi senza soldi e promuovendo l'antica arte del baratto: della serie, faccio qualcosa per te, o qualcosa ti regalo, e in cambio mi dai vitto e/o alloggio.

Le pagine (virtuali) di BresciaToday racconteranno un poco alla volta la loro avventura: “Si dice che partire sia un po' come morire: è vero, perché partire racchiude in sé un elisir di eternità. Un movimento da qui a là, da tutto a niente, da niente a tutto, senza cerchio e senza centro”. Per gli appassionati, aggiornamenti quotidiani sui canali social (Facebook, Instagram e anche Youtube) ma soprattutto su “Il vertebrato ragionevole”, il blog di Andrea su cui sarà impossibile perdersi un solo centimetro del viaggio, e che viaggio. Questa è "Italia in PandAmia".

Belli dentro. San Quirico e la Svizzera Pesciatina (2 giugno)

Per cominciare l’esperienza Toscana come si deve, non appena apro la finestra della camera per guardare la meraviglia che ci sta di fronte, veniamo colpiti da un fulmine. L’onda d’urto e il frastuono, oltre a bruciare l’interruttore generale, rompono immediatamente il ghiaccio tra noi e i nostri nuovi Host. Non che ce ne fosse bisogno, considerato lo spirito che già dimostrato nei cinque minuti di tragitto dalla piazza del paese a casa. In attesa del sopralluogo dei Vigili del Fuoco si ordina una pizza, ci si continua a conoscere e, con la lavastoviglie incendiata, si capisce subito quale sarà la nostra (di Olga ad onor del vero) prima mansione. […]

In questo viaggio stiamo continuando a imparare. E’ come frequentare una sorta di scuola diffusa senza limiti d’età e senza campanelle, eppure aiutare gli altri non è cosa facile. Ricordatevi sempre che incontrerete chi penserà a voi come dei poveretti che non potevano permettersi una vacanza. Ogni mattina che vi sveglierete più o meno felici ci sarà qualcosa da fare. Non a tutti interesserà quello che avete dentro (o dietro) di voi e avrete sempre troppo poco tempo per riuscire a trasmetterlo. Ci saranno dei momenti, o dei giorni, in cui vi chiederete cosa state facendo. Avete 35 anni, sarebbe ora di mettere su casa, famiglia, e trascorrere il fine settimana a pianificare la “staycation” al mare e la “fuga relax” in montagna. La vita nel bagagliaio di una macchina è una vita libera, ma è una vita scomoda. E l’ingrediente più difficile da digerire, almeno per me, è che quando si viaggia in questo modo, aiutando gli altri, non si è più il centro dell’attenzione. […]

La Toscana a forma di V (10 giugno)

San Quirico è uno di quei borghi in pietra scura dove le campane suonano ancora ogni mezzora. Tutto il giorno. Tutti i giorni. Villa Ricci, dove siamo alloggiati, si trova due terrazzamenti al di sotto del campanile, non più di trenta metri di distanza in linea d’aria. A ogni rintocco penso ai nostri amici Roger e Sandra che vivono di fronte alla chiesa del nostro paesello nell’entroterra desenzanese e che ora finalmente posso comprendere a pieno. Loro però, oltre al campanile, non hanno come vicini confinanti due cani da caccia che accompagnano lo scandire del tempo con degli acuti e continui ululati. Anche questi tutto il giorno, tutti i giorni. […]

In linea con quello che deve essersi evoluto in una sorta di feticismo, a Lucca scaliamo il campanile, ignari del fatto che a scendere saremmo stati pervasi da terrore e vertigini. È una giornata di sole, ed è da parecchio tempo che non facciamo una passeggiata in città. Negli ultimi mesi, prima della partenza in PandAmia, siamo stati immersi in quella che H.D. Thoreau descrive magistralmente nel suo Walden come “vita nei boschi”. Scottati da vari comportamenti umanoidi, abbiamo cercato il consueto (o sempreverde) rifugio bucolico, e l’abbiamo trovato, facilitati dalla complicità del lockdown. Un periodo di detox dagli esseri umani necessario alla ricrescita del mio convinto umanesimo, al tempo sotto scacco. Diciamo, in altri termini, una potatura essenziale al rinvigorimento dell’albero. Oggi, in viaggio, con la primavera, cominciano a rispuntare i primi fiori, come Ombretta, Irene, Mirco e chissà quanti altri. Visitare (o semplicemente attraversare) una città mi ricorda la mia passione: fissare la gente. Non intendo guardare, ma proprio incastrarsi a bocca aperta come un maniaco di fronte a qualsiasi scena di vita comune. […]

Arrivo in Liguria. Chiavari e Zoagli (20 giugno)

Alla Liguria ci siamo dovuti abituare. La discesa a slalom attraverso le Alpi Apuane è stata decisamente troppo veloce, e non ci ha lasciato il necessario tempo di decompressione prima della nostra immersione nel Golfo del Tigullio. Il breve stop & go sul Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano non è stato sufficiente, perché digerire la maestosa e massiccia bellezza della Garfagnana non è cosa facile. Ad ogni curva si apre uno spicchio di pianeta che ti ingloba fino al tornante successivo dove tutto ricomincia a sommergerti togliendo (e tagliando) il respiro senza pietà. A ogni kilometro di asfalto caldo sembra di trovarsi nel posto più bello del mondo che surclassa il posto più bello del mondo appena attraversato. I borghi sono pochi, rispettosi, distanziati. Tra di loro una striscia grigia che li collega come meglio può e che cerca di far breccia tra le Alpi, nelle pareti di marmo, per poi sfociare nel Mar Tirreno della Versilia. Olga è quasi commossa da quello che sembrerebbe essere tutto ciò che in qualche modo abbiamo sempre sognato di avere attorno. […]

Genova e la Val Borbera (30 giugno)

I primi giorni liguri trascorrono abbastanza lentamente tra qualche ora mattutina di decespugliatore e brevi esplorazioni di territrio mirate dopo pranzo. Rapallo, Santa Margherita Ligure, Camogli, Portofino e il Parco delle Cinque Terre sono tutte mete a portata di mano delle quali poter approfittare per un tuffo o una passeggiata sul litorale. Sono trascorsi quindici anni dall’ultima volta che ho visitato questo territorio per una breve vacanza, e venticinque da quando ci si veniva regolarmente ogni estate a trovare lo zio Don Giuseppe ad Arma di Taggia. In qualche modo mi rincuora l’idea di poter visitare ancora quest’angolo d’Italia, questo semicerchio di terra e pietra che sorride alle Alpi sdraiato sul mare. […]

É un pomeriggio piuttosto caldo, forse più adatto alla spiaggia che alla città, ma Genova è un aspiratore di anime. Non si tratta semplicemente di un labirinto, di fascino, di una gloriosa repubblica marinara o di un porto di mare. Genova è una tenda di carta appiccica-uomini. Perdendosi tra “i labrintici vecchi carrugi” come li cantava Guccini, in realtà ci si trova. All’interno di quei pochi chilometri quadrati arginati dal mare s’incontra tutto ciò che risulta essere antropologicamente immaginabile. I fruttivendoli pakistani confinano con i pescatori napoletani e i ristoranti del Perù. Il glorioso municipio che domina la citta apre la sua porta principale sul Vico Angeli, la via delle puttane meltin-pot dove gli anziani possono tirarsi su il morale tornando dal mercato, e i marinai dar sfogo all’orgoglio del loro destino. Ci sono il Porto Antico, i super yachts dei super ricchi, le navi da crociera più ingombranti delle case popolari schierate sull’orizzonte, i senegalesi che fumano marijuana davanti alla biglietteria dei tour avvista-balene. Genova fa male alla testa, puzza di pesce e falafel ma s’illumina di umano. Londra, al cospetto, sembra un borgo di provincia. E incredibilmente, Genova è umile, nascosta ma senza vergogna. Non s’impone, non pretende, ma scorre e lascia passare; grande rifugio a cielo aperto per chiunque avesse bisogno di qualsiasi cosa. Qui c’è tutto, ma non si porta via niente. […]

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