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Astensione record, conferme e ribaltoni: come sono andate le Comunali nel Bresciano

Affluenza mai così bassa alle elezioni amministrative

Salvo rarissime eccezioni, in tutta Italia così come in provincia di Brescia ha vinto soltanto l'astensione: affluenza mai così bassa alle amministrative, e non è colpa solo della pandemia (perché si è votato anche un anno fa, e da mesi non mancano assembramenti a destra e manca: non può essere solo questione di paura) ma di un più generale processo storico che coinvolge tutte le democrazie occidentali (negli Stati Uniti è ormai considerato “normale” che più del 50% degli aventi diritto, non vada più a votare).

Di fatto è quello che è successo anche in Italia: in tutta la penisola l'affluenza si attesta in definitivo sul 54,7%, con l'astensione che si conferma primo partito. Da segnalare i picchi delle città più importanti, come Milano (dove ha votato il 47,72%), Roma (48,83%) e Napoli (47,17%), simbolicamente tutti al di sotto dello storico quorum (che è del 50%) ma che ricordiamo in deroga, causa pandemia, per questa tornata elettorale è stato ribassato al 40%. 

Il tema dell'astensionismo

Questo significa che, nelle dette città (ma anche a Bologna, dove si è arrivati al 51,18%) ci sono interi quartieri dove l'astensione raggiunge il 70 o l'80%, intere generazioni (spesso le classi più popolari e i lavoratori salariati) che rifuggono il voto e i suoi rappresentanti, chi più consapevolmente e chi per apatia. Prima di dare i numeri bresciani, segnaliamo l'interessante spunto di riflessione di Francesca Re David, segretaria Fiom: “In fabbrica, unico luogo in cui i migranti sono elettori e eleggibili, se la partecipazione al voto è sotto il 50% le elezioni dei delegati sono nulle, da ripetere. Cioè nessuno racconta di aver vinto perché la mancanza di partecipazione boccia tutti”.

I numeri delle elezioni bresciane

I numeri del doppio election day bresciano. La nostra provincia è stata tra le più “virtuose” sul fronte dell'affluenza, raggiungendo lunedì alle 15 la quota del 63,45% degli aventi diritto (comunque in calo sulla precedente tornata elettorale, quando si arrivò al 71,81%). L'affluenza più alta a Losine, con il 76,51%, la più bassa a Polpenazze (47,76%), dove c'era una sola lista e senza il quorum ridotto (come detto passato dal 50 al 40%) il municipio sarebbe stato commissariato. Poco male: oggi Maria Rosa Avanzini è la prima sindaca donna della storia del paese. L'astensione si conferma primo partito un po' ovunque, salvo rarissime eccezione (come a Moniga e Ono San Pietro).

Elezioni 2021: i risultati Comune per Comune

L'analisi politica del voto

Sul fronte politico, vince nettamente il centrodestra: al di là di liste civiche più o meno mascherate, è certa la localizzazione (in molti casi con i simboli dei partiti in lista) di Castel Mella, Artogne, Azzano Mella, Polpenazze, Bagnolo Mella (dove ha vinto il candidato di FdI e Udc), Flero, Gambara, Isorella, Montirone, Pontoglio, Torbole Casaglia e Pian Camuno (in quest'ultimo caso, però, non c'erano i simboli). Sono di centrosinistra le vittorie di Moniga (dove la lista Moniga Insieme celebra il quarto mandato consecutivo), Cazzago San Martino, Collebeato, Nave e Rodengo Saiano, alcuni dei Comuni più popolosi tra quelli in lizza.

Nel piccolo, si conferma comunque una tendenza nazionale: l'europeismo spinto (spesso associato al centrosinistra) vince nelle città e nei grandi conglomerati urbani, invece il centrodestra è più forte nelle valli e nella provincia profonda. A livello nazionale (ed europeo, e forse mondiale) va segnalato comunque il fortissimo peso dell'economia sulla “direzione” elettorale di chi vota: siamo ai tempi del Pnrr, del ritorno del capitalismo di Stato, con spinta verso il welfare, e di conseguenza (in ambito politico) per la socialdemocrazia.

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