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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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I bambini cantano “La canzone del Piave”: il video è virale sul web

Boom di like e condivisioni per il video dei bambini della scuola elementare Achille Papa, che cantano “La canzone del Piave” in classe

Impazza sul web e sui social il video dei giovanissimi studenti della scuola elementare Achille Papa di Desenzano del Garda: il 4 novembre, in occasione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate, il Comune ha pubblicato su Facebook – previa autorizzazione dei genitori, sia chiaro: non si scherza sul tema privacy – l'esibizione degli alunni della classe 5A, che tutti insieme hanno cantato “La Canzone del Piave”.

Boom sul web per il video dei bambini

Ad oggi – martedì 11 novembre – il video è già stato condiviso da circa 4.500 persone, con oltre 600 commenti e più di 3.700 interazioni: i bambini hanno imparato (a memoria) il celebre adagio, composto da Ermete Giovanni Gaeta più di un secolo fa, nel 1918, nell'ambito di un progetto sui canti popolari e patriottici.

La Canzone del Piave

La “Canzone del Piave”, nota anche come “Leggenda del Piave”, venne scritto, composto e cantato per la prima volta durante la Prima guerra mondiale: a margine della terribile “Battaglia del solstizio”, come la chiamava Gabriele D'Annunzio, un sanguinoso scontro tra italiani e austro-ungarici in cui persero la vita quasi 250mila soldati. Divisi negli schieramenti, ma uniti nel triste (e ingiusto) destino che accompagna le guerre di ogni tempo, parte integrante (purtroppo) della società del profitto.

La storia e il testo

Il brano divenne ufficialmente l'inno nazionale dopo l'armistizio dell'8 settembre del 1943, in sostituzione della “Marcia reale”: rimase tale per circa un anno, quando venne poi ripristinato l'inno d'Italia “originale”. La “Marcia reale” sarà l'inno del nostro Paese solo fino al 1946, quando il referendum sancì la definitiva caduta della monarchia.

Il testo è noto e arcinoto, soprattutto nell'attacco: “Il Piave mormorava, Calmo e placido al passaggio, dei primi fanti il ventiquattro maggio”. Si compone di quattro strofe, in cui si parla inevitabilmente anche della disfatta di Caporetto, oltre che della successiva battaglia del Piave, vinta dai soldati italiani: tristi e attuali i cenni ai “profughi ovunque”, mentre il finale si chiude parlando di pace, senza “né oppressi, né stranieri”.

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