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Brescia prima in Europa per morti da polveri sottili: lo studio shock

Ogni anno si potrebbero risparmiare centinaia di vite: i dati dello studio shock sui livelli di inquinamento da Pm2.5 e NO2

Il triste primato bresciano è confermato dai dati resi noti dallo Is Global Ranking, consultabili a questo link, ovvero la fotografia dello stato di salute – in ambito di inquinamento dell'aria da Pm2,5 e NO2, polveri sottili e biossido di azoto – di oltre un migliaio di città e aree metropolitane europee, di 31 Paesi diversi. La città di Brescia è al primo posto in Italia e in Europa per tasso di mortalità da polveri sottili Pm2,5: ogni anno, se si rispettassero le indicazioni dell'Oms per ridurre la contaminazione dell'aria, potrebbero essere risparmiate 232 vite (che diventano 309 se i livelli di inquinamento fossero bassi come le città europee più pulite).

Pm2.5: il triste primato bresciano

Prima in Italia, dicevamo, seguita da Bergamo (che è seconda anche in Europa) con 137 decessi l'anno riconducibili all'inquinamento dell'aria da Pm2,5: al terzo la città di Karvina, in Repubblica Ceca, poi Vicenza, l'area metropolitana dell'Alta Slesia in Polonia, Ostrava (ancora in Repubblica Ceca), Saronno, Rybnik (Polonia) e Havirov (Rep.Ceca). La città di Verona è all'undicesimo posto nel continente, Milano al tredicesimo, Treviso al quattordicesimo e Padova al quindicesimo.

La situazione sul fronte NO2

Sul fronte del biossido di azoto, NO2 – che ricordiamo è un gas di colore rosso-bruno, dall'odore forte e pungente, altamente tossico e irritante – la città di Brescia è al terzo posto in Italia e al diciannovesimo in Europa: rispettando le indicazioni dell'Oms si potrebbero risparmiare 2 vite all'anno, ma addirittura 131 se i livelli di inquinamento fossero pari alle migliori città d'Europa per quanto riguarda la qualità dell'aria. 

In Italia Torino e Milano sono al primo e secondo posto, al terzo e quinto in Europa: nel territorio italiano, dopo Brescia, seguono Genova, Bergamo, Padova, Como, Verona, Gallarate e Bologna. In tutto il continente è invece Madrid la città più “malata” di NO2, seguita da Antwerp (in Belgio), Torino, Parigi, Milano e Barcellona.

I dettagli dello studio europeo

Lo studio, coordinato dal Global Health Institute di Barcellona, ha coinvolto anche l'Università di Utrecht e il Tropical and Public Health Istitute di Basilea. Dai dati raccolti emerge che l'84% della popolazione europea che vive in città è esposta a livelli di Pm2,5 superiori ai limiti massimi suggeriti dall'Organizzazione mondiale della sanità. Riducendo l'inquinamento dell'aria, si potrebbero salvare più di 200mila vite: oltre 125mila le morti evitabili per Pm2,5 e oltre 80mila le morti evitabili per NO2. 

Queste le città europee dove è più basso il tasso di mortalità relativo ai due indicatori: Reykjavik (Islanda), Tromso (Norvegia), Umea (Svezia), Oulu e Jyvaskyla (Finlandia) per quanto riguarda i Pm2,5; invece Tromso (Norvegia), Umea (Svezia), Oulu (Finlandia), Kristiansand (Norvegia) e Pula (Croazia) per il biossido di azoto. Solo pochi giorni fa, ricordiamo, anche i dati di Arpa avevano bocciato su (quasi) tutti i fronti la qualità dell'aria bresciana.

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