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Lega: botta e risposta Bossi-Maroni anche sulle spese

Si pensa di ridurre i costi del Senatur (800mila euro all'anno). Ma, al momento, nessuna decisione è stata ancora presa

Tempo di sacrifici e polemiche, in Lega: l'annunciata drastica riduzione delle spese non direttamente legate all'attività politica significherà anche ridimensionare i costi dei dirigenti di via Bellerio. In particolare, quelli di Umberto Bossi, il presidente a vita che, secondo calcoli di fonte leghista, costerebbe più di 800mila euro all'anno e che in Lega appare sempre più isolato (tranne alcuni fedelissimi come l'ex deputata veneta Paola Goisis di recente espulsa).

E' almeno questo l'orientamento di Roberto Maroni, di cui però ancora non si è discusso negli organi di partito. Il segretario federale ha dovuto avviare una spending review e venerdì ha chiuso il primo bilancio post-Belsito con un disavanzo di 10,7 milioni di euro che giustifica la necessità di stringere i cordoni. Ma se il taglio dei costi di Bossi - accompagnatori e segreterie, oltre ai contributi per la Scuola Bosina della moglie Manuela a Varese - andrà in porto per davvero, la scelta significherà anche inasprire a un punto di non ritorno il rapporto fra l'ex leader e il suo successore.

Venerdì il Consiglio federale non ne ha comunque parlato, si è impegnato genericamente a valutare che cosa tagliare (e come) in una delle prossime sedute. Eppure le scelte che potrebbero essere fatte sulla testa dell'ex ministro delle Riforme sono filtrate su alcuni giornali, proprio dopo che Bossi aveva dato pesantemente sfogo alle sue critiche nei confronti di Maroni in un'intervista e in una serie di dichiarazioni che hanno fatto molto rumore anche fra quei 'bossiani' ormai ai margini se non fuori dal partito, che dunque vedono nella coincidenza temporale qualcosa di più di una casualità, magari una minaccia.

"Non mi risulta" che se ne sia parlato, ha confermato stamani il vicesegretario federale Matteo Salvini, spiegando comunque che "non si è ancora deciso dove andare a tagliare". Anche il vice-presidente del Senato Roberto Calderoli ha assicurato che delle spese di Bossi non si è discusso al Consiglio federale. Ma intanto la ex deputata Goisis, in una nota, scrive che "togliere l'assistenza a Bossi è una vigliaccata" e aggiunge "non so se Maroni proseguirà in questa sua intenzione di colpire Bossi, in ogni caso anche la minaccia, fatta trapelare sui giornali, assume una sua valenza molto seria".

Una cosa è certa, che il Carroccio è impegnato in un'opera di recupero di risorse e di snellimento dei suoi bilanci per garantire più fondi alle sezioni, cercare "autosufficienza" nel finanziamento della attività politica, ma anche per alleggerire il movimento da una serie di associazioni e di progetti ritenuti ormai solo un costo senza alcun beneficio. Un'eredità di cui Maroni e i suoi vogliono sbarazzarsi.

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