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Pro Lombardia Indipendenza: "L'inno italiano imposto nelle scuole"

"L'inno italiano imposto nelle scuole, solo il fascismo era arrivato a tanto"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BresciaToday

Poco tempo fai mass-media hanno dedicato ampio spazio alla notizia dell'approvazione di una nuova legge che prescriverà l'insegnamento dell'inno di Mameli in tutte le scuole.

Questa legge, che e' stata acclamata dai maggiori partiti italiani, in realtà, lungi dall'essere espressione di sentimenti autentici da parte dei cittadini, e' invece gia' contestata e controversa.

Molti addetti ai lavori del mondo della scuola hanno avanzato critiche sulla scelta di imporre per legge una materia di insegnamento, primo fra tutti il presidente dell'associazione italiana dei presidi, il quale ha parlato amaramente di metodi ottocenteschi e ha denunciato la violazione da parte del parlamento del principio di autodeterminazione del sistema scolastico.

Altri, come Pro Lombardia Indipendenza, contestano la legge soprattutto nel merito in quanto lo Stato vorrebbe idealizzare un inno che non può rappresentare i diversi popoli che abitano la penisola e che per decenni e' rimasto provvisorio a causa del suo contenuto anacronistico e militarista .

Che senso ha oggi che i cittadini si dichiarino pronti alla morte per l'Italia? (la morte si', quella di decine di lavoratori e imprenditori che si tolgono la vita in questi mesi a causa della crisi!) .

Che senso ha il continuo richiamo alla guerra contro lo straniero, dileggiando tra l'altro una nazione, l'Austria, appartenente alla UE e da cui avevamo e abbiamo molto da imparare?

Si dovrebbero aprire dibattiti molto seri sui lati oscuri del cosiddetto risorgimento e sui presunti vantaggi della forzata unificazione italiana, ma questi dibattiti potranno avere cittadinanza in una scuola pubblica che dovrà celebrare l'inno e il tricolore in modo retorico?

Rimanendo alla realtà da cui scriviamo, Gussago, sarebbe interessante capire quale sia l'utilità e la serietà di uno Stato italiano che da una parte non esita ad autocelebrarsi tramite la menzionata legge, e dall'altra ha un debito di 70.000 euro verso le scuole gussaghesi dal 2009 (quando erano al governo PDL e Lega Nord).

Se l'attuale Giunta non avesse disposto un prestito di 20.000 euro alle scuole, queste non avrebbero potuto riaprire in occasione del nuovo anno scolastico.

A Gussago, come in molte altre scuole della Lombardia, ai genitori e' stato chiesto un contributo in denaro o di portare in classe generi di prima necessita' che la scuola dovrebbe fornire come carta igienica, sapone e risme di carta.

Sulle scuole gussaghesi e su tutte le scuole lombarde incombe poi il rischio di non avere il riscaldamento nei mesi invernali, dopo che il governo Monti ha disposto ulteriori tagli alle province per 500 milioni di euro nel 2012 e 1 miliardo e 200 milioni per il 2013.

Siamo così arrivati all'assurda situazione in cui gli studenti, magari al freddo in gelide aule scolastiche, saranno obbligati a riconoscersi nei simboli (inno e bandiera) di uno Stato che non onora i suoi debiti, che costringe un comune ad indebitarsi per permettere l'apertura delle scuole e che impone ai genitori di mettere mani al portafoglio, un portafoglio già ampiamente svuotato dalla tassazione italiana che e' una delle più elevate al mondo.

Dario Pederzani

Sezione Gussago e Franciacorta di Pro Lombardia Indipendenza

www.prolombardia.eu

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