Primo Maggio a Brescia: 4000 persone per la Festa del Lavoro
Grande risposta popolare alle celebrazioni del Primo Maggio 2014 a Brescia, la Festa dei Lavoratori che occupa le piazze con tre cortei e tre comizi. In Piazza Loggia i sindacati CGIL, CISL e UIL
Quasi 4000 persone hanno invaso pacificamente la città per celebrare il Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori che da oltre un secolo è giornata di mobilitazione internazionale. A Brescia i tre cortei annunciati hanno seguito il percorso ‘storico’, fino ad arrivare in Piazza Loggia, in Piazza Mercato e in Piazza Rovetta: sul ‘piatto’ della stagione della crisi il tema della disoccupazione: sono in 45mila, in tutta la provincia, gli uomini e le donne senza lavoro.
Sul palco principale – circa 1200 al corteo, quasi 2000 poi in Loggia – i sindacati CGIL, CISL e UIL rilanciano il tema dell’Europa, a meno di un mese dalle elezioni, quasi a preparare l’elenco delle “cose da fare” per il Governo di Matteo Renzi: “Basta con sorrisi e annunci – spiegano dal palco – l’Italia ha bisogno di riforme che cambino a fondo il Paese. E’ ora di cambiare marcia, e di avere un Governo che le cose le faccia per davvero”.
Dovute citazioni alle fabbriche bresciane che più pagano la crisi: lo striscione della Brandt (440 lavoratori a rischio, con la già avvenuta comunicazione della “cessata attività”), quello tutto rosso della FIOM per l’Iveco (se il piano industriale FIAT non cambia, sono a rischio quasi 800 posti di lavoro nei prossimi anni). Spicca poi il folto gruppetto dei lavoratori della Semeraro di Erbusco: una trentina di dipendenti in piazza per scioperare, tra stipendi arretrati e tredicesima dimenticata. “Ci hanno detto che dobbiamo imparare a vivere alla giornata – raccontano – Viviamo un ricatto lavorativo, con la conferma del posto di lavoro mese dopo mese. Vogliamo la verità, vogliamo sapere cosa ci riserva il futuro”.
Tra chi in azienda ci lavora da 20 anni, e chi invece per mantenere il posto di lavoro (pena licenziamento) presto si vedrà costretto ad accettare un trasferimento di oltre 1500 chilometri, fino a Cagliari o a Catania. Pensieri “precari” anche dalla NidiL, il precariato come “un problema di uomini e di donne, di ricattibilità e dignità del lavoro: una vita immobilizzata in un eterno presente, eternamente rimandata a tempi migliori, dove il futuro si misura in mesi, e si rinnova solo ad ogni rinnovo di contratto”.
Tra gli ‘autonomi’ il sindacato dei COBAS, che defilato ai lati della piazza chiede tra canzoni e megafoni “un Governo di tute blu”. In Piazza Mercato il comizio internazionalista di Lotta Comunista e dei Circoli Operai: un migliaia di persone al corteo, qualcosa di meno in occasione della conferenza finale, dove hanno parlato lavoratori stranieri, del sindacato, dell’Iveco. Oltre che il consueto saluto finale in lingua, fatto dai giovani dei Comitati Studenteschi.
“Caro Renzi non vogliamo il tuo posto – si ripete dal palco – Tu hai già scelto dove stare, e noi pure. Il lavoro è un problema mondiale, il vero respiro del mondo. Ogni anno 40 milioni di uomini e di donne si spostano dalle campagne alle città, per cercare lavoro: 3 milioni di questi arrivano in Occidente, in Europa e in America”. Non è più un problema di riforme, spiegano, soprattutto quando in silenzio si ricordano le tragedie sociali di questa società: il Mediterraneo, “il più grande cimitero all’aperto”, o il Rana Plaza in Bangladesh, “dove un anno fa morirono 1200 lavoratori, a cui si aggiunsero 2500 feriti: la più grande tragedia della storia del movimento operaio”.
Si chiude in Piazza Rovetta invece il corteo antagonista, organizzato dal Magazzino 47 e dal Kollettivo Studenti in Lotta, dall’associazione Diritti per Tutti e dal Comitato provinciale contro gli Sfratti. In piazza contro il job act di Renzi, “che promettendo poche briciole demolisce i diritti rimasti, sospende l’Articolo 18, tagli ulteriormente i fondi destinati alla sanità pubblica”. In piazza per chiedere “una sola grande opera: casa, reddito, salute e dignità per tutti”.
Non manca il riferimento ‘attuale’ all’omicidio di Federico Aldovrandi, agli applausi del sindacato autonomo della SAP: “Non potremo mai perdonare tutti quelli che si sono permessi di applaudire sulla sua morte. Sono solo degli squallidi neofascisti in divisa”. Anche il sindacato di polizia della CGIL, si dissocia dall’ovazione del congresso di Rimini, una scenata che “riapre una ferita” e da cui il SILP manifesta “una ferma e convinta presa di distanza, da un’azione che contribuisce esclusivamente ad incrinare il rapporto di fiducia con la collettività”.
Tra le tante iniziative anche la raccolta firme dei pensionati, dei tre sindacati nazionali, per la campagna #NonStiamoSereni: ancora una volta il destinatario è il premier Matteo Renzi, a cui pensionati e pensionate chiedono tutela del reddito, welfare pubblico e solidale, una legge sulla non autosufficienza, lotta agli sprechi e ai privilegi: "E' necessario - concludono - estendere la riduzione delle tasse anche ai pensionati. Discriminarli è una grave ingiustizia".
E mentre risuona l’Internazionale, tra le note 'live' della banda e quelle registrate dagli altoparlanti, qualcuno non si vergogna a citare Vladimir Lenin e il ‘suo’ Primo Maggio, “il giorno nel quale gli operai di tutti i Paesi celebrano il loro risveglio alla vita cosciente, celebrano la loro unione nella lotta contro ogni sorta di violenza e di oppressione dell’uomo sull’uomo, nella lotta per la liberazione di milioni di lavoratori”.