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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica Pontoglio

In Italia da 15 anni, ma non sa l’italiano: il sindaco gli nega la cittadinanza

La decisione del sindaco

La battuta in questo caso è d’obbligo, per smorzare un po’ i toni: ma quanti italiani di nascita, insomma autoctoni e di lingua madre, sanno davvero parlare (e soprattutto scrivere) in italiano? La premessa serve a raccontare quanto successo a Pontoglio: “La cittadinanza non si regala”, ha tuonato su Facebook il sindaco Alessandro Pozzi, con riferimento alle palesi difficoltà comunicative di una cittadina straniera, di origini indiane ma in Italia (o meglio a Pontoglio) dal 2007, che avrebbe appunto dovuto ricevere la cittadinanza in municipio, come norma prevede.

Cosa ha scritto il sindaco

“Certo è che – scrive il sindaco – se sei in Italia dal 2007 e non sai leggere la formula Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato, e non sai rispondere a semplici domande tipo cosa fai nella vita, dove abiti o quanti figli hai, forse c’è qualcosa che non va. Negare la cittadinanza a questa persona mi è sembrato un atto doveroso nei confronti dei cittadini italiani e dell’istituzione che rappresento”.

Bocciata e rimandata, la donna (e madre) di nazionalità indiana dovrà ripresentarsi in municipio per un secondo tentativo. “Non è stata una presa di posizione a prescindere – continua il sindaco Pozzi – ma ho pensato di rimandare indietro questa persona a quando avrà un minimo di conoscenza della lingua italiana, essenziale per la vita di tutti i giorni. La cittadinanza è una cosa seria, il Comune non è una tipografia che stampa cittadinanze senza se e senza ma, ci vogliono criteri severi. Avergliela negata è stato un gesto doveroso, anche per rispetto di tutti gli stranieri che sono diventati italiani e che si sono integrati”.

In tal senso si pone un altro problema: com'è possibile che una donna che vive da 15 anni in Italia non abbia imparato nulla d'italiano? Sono stati fatti approfondimenti sulla sua condizione, ad esempio dove e come vive? L'integrazione, per essere tale, deve contrapporsi (e non solo per semantica, ma nella pratica) alla segregrazione.

La questione dello ius soli

Ma la cittadinanza già oggi è tutt’altro che un regalo. In Italia ci sono più di un milione di minorenni figli d’immigrati, per tre quarti nati in Italia: studiano e lavorano, vivono e parlano italiano, anzi pure il dialetto, eppure la loro carta d’identità continua a riferire altro, qualcosa di non vero. E’ lo ius soli, che in Italia non c’è, che fa riferimento alla nascita “sul suolo”, sul territorio dello Stato: per i Paesi che applicano lo ius soli è cittadino chi nasce sul territorio dello Stato indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori. In Italia la legge 91 del 1992 indica invece il principio dello ius sanguinis, imperniato sull’elemento della discendenza o filiazione (cioè l’acquisizione della cittadinanza dei genitori). 
 

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