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Miriam Cominelli alla riscossa: «Rottamazione? No, rinnovamento»

Intervista alla giovane bresciana e precaria risultata la più votata alle 'parlamentarie' del PD: Miriam Cominelli, 31 anni, portavoce del circolo di Nuvolera e Nuvolento. Meglio lei di Corsini, ma anche di Civati

Da Nuvolera (e Nuvolento, perché il circolino è uno solo) a Roma per un viaggio che non sarà di sola andata, la base prima di tutto, questa la storia di Miriam Cominelli, ad oggi 31 anni compiuti e ad oggi la più votata a Brescia ma anche in Lombardia nelle recentissime ‘parlamentarie’ di marca Partito Democratico. Seimilaquattrocentoventitre voti, più di Giuseppe Civati (5503) e più di Barbara Pollastrini (4527), più di Paolo Corsini (4615) e più di Guido Galperti (2059), forse il segno di quella ‘aria nuova’ che nel PD pareva già prender forma di slogan, un risultato inatteso ma non per questo del tutto inaspettato. “Devo ammettere di aver avuto davvero poco tempo per rendermene conto – ci racconta Miriam Cominelli con un sorriso solo immaginato, l’abbiamo sentita per telefono – ma non posso negare che questa è una storia straordinaria, per me ma soprattutto per il gruppo che ha lavorato con me. Un bellissimo risultato che per fortuna non è unico, ci sono tanti altri giovani che hanno ottenuto risultati simili, siamo contenti di questo, il sentimento comune è più che positivo”. Lode alle primarie allora, pardon parlamentarie, “una grande occasione per tutti quelli che come me hanno sempre lavorato, ma nelle retrovie, una grande possibilità per rompere il solito schema della politica, e lo dico anche come donna”.

Niente a che vedere con le parlamentarie dei grillini, la precisazione è d’obbligo, “le nostre primarie sono state la miglior risposta ai sentimenti legati all’antipolitica e all’astensionismo, una grande iniezione di democrazia in un momento in cui la democrazia è in grande crisi”. Insomma una sorta di “rinnovamento consapevole”, la circostanza che “ha dato modo alla gente di esprimere quello che l’attuale legge elettorale non permette, allora forse la società civile è davvero più avanti della politica”. Miriam ha 31 anni, lo abbiamo già detto, laurea in ingegneria e pure un salto in Francia per una tappa d’Erasmus, ora stagista a metà e “non so fino a quando”, un contratto avviato appena poco prima dell’avventura delle primarie, “speravo anche in un progetto a lungo termine, probabilmente a breve sarò disoccupata”.

Una candidatura partita sì dal basso, “in tanti me l’hanno suggerito, la spinta è arrivata da un gruppo di donne che hanno creduto in me, hanno deciso di puntare su di me, poi tutti mi hanno dato una mano, mi sono sentita trasversalmente adottata dai Giovani Democratici di Brescia”. La sua storia politica comincia dalla rappresentanza universitaria, poi il salto nel PD quando appena prende forma, nel 2007, la militanza che prosegue in paese e in Provincia, e se conti alla mano ha vinto la sinistra PD “io sono orgogliosa di riconoscermi in questa sinistra, il mio percorso lo conoscono tutti, non nego e rinnego niente, sono sempre stata coerente nelle mie scelte”, abbinata in scheda al più noto Paolo Corsini, “ma io vengo da lì e non me ne vergogno, anzi ne sono fiera”.

Una bersaniana convinta (anche qui con orgoglio) ma che riconosce a Matteo Renzi il merito di “aver dato voce all’evidenza di un cambiamento necessario” ma che rinnovamento sia, e non rottamazione perché come altri hanno detto “finché un militante è utile al partito e alla causa non c’è motivo alcuno per allontanarlo”. Le priorità di programma vengono quasi da sé, le parole chiave sono le donne e i giovani, il lavoro e il sociale, “categorie di cui faccio parte e che cercherò di rappresentare al meglio, più tempo alle donne anche con gli orari flessibili, nuovi strumenti per l’equità sociale, la scuola e l’università che tornino ad essere gli ascensori sociali di un tempo, sviluppo sostenibile e green economy ma per davvero e in concreto, gli incentivi al risparmio energetico, nuovi modelli di distribuzione dell’energia”.

E poi? “Un concetto più vero di Europa, ora siamo più coinvolti che in passato perché il passaggio è naturale, e l’uscita dalla crisi passa soprattutto dall’Europa unita, dal riuscire andare al di là dei confini e dei limiti nazionali, e ancora l’agenda Monti che però è da rivedere, indubbio che il rigore sia necessario ma tutta la parte relativa a crescita e lavoro va affrontata diversamente, insomma meglio l’agenda Bersani!”. Un volto nuovo e una faccia nuova Miriam Cominelli, il primo passo verso il rinnovamento della politica? “La questione in realtà è pure etica: le istituzioni sono istituzioni, e come tali è necessario che siano loro i primi a dare un buon esempio, di rettitudine e di buon governo”. E nel taccuino delle priorità non manca la legge elettorale: “Una cosa che va cambiata in tempi brevi, è assurdo e impensabile che non sia possibile esprimere la propria preferenza”. Quando ci vuole, ci vuole.

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