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Epurazioni in Lega: lascia anche Davide Boni, presidente del Consiglio regionale

"Seguo l'esempio di Umberto Bossi", ha affermato l'ex presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni. La decisione arriva a un mese e mezzo dall'avviso di garanzia per un presunto giro di tangenti

Lui lo ha descritto come un "bisogno" personale per togliere se stesso e la famiglia dai riflettori; ma anche come un "dovere" nei confronti del suo partito, la Lega Nord. Davide Boni ha deciso di dimettersi da presidente del Consiglio regionale della Lombardia un mese e mezzo dopo l'avviso di garanzia ricevuto per un presunto giro di tangenti e dopo i ripetuti 'no' a fare un passo indietro.

"Seguo l'esempio di Umberto Bossi", ha affermato, anche se non pochi hanno fatto notare che dalle dimissioni del Senatur è passata più di una settimana. "Un gesto apprezzabile", ha tuttavia riconosciuto subito il triunviro Roberto Maroni, che anche in Regione - dove le opposizioni hanno avuto gioco a rilanciare la richiesta di elezioni anticipate - vuole adesso un ricambio generazionale.

Quale che sia la ragione principale del suo gesto, è un fatto che, pur continuando Boni a professarsi "estraneo e sereno" di fronte alle accuse (che nel frattempo non sono cambiate), la sua permanenza da indagato sullo scranno più alto del Pirellone rischiava di diventare scandalo nella fase due del Carroccio, specie dopo che per la "ragion di partito" erano stati sacrificati sia Renzo Bossi sia Monica Rizzi.

E allora ecco che dopo una notte di riflessione indotta da quel "valuta tu" pronunciato ieri in via Bellerio da Roberto Calderoli, Boni si è presentato nel suo ufficio al 25/o piano con la decisione in tasca, e senza gridare ai complotti.

Oggi l'esponente della Lega ha diretto i lavori dell'Aula come sempre: le dimissioni saranno depositate ufficialmente domattina e il sostituto verrà eletto solo nella prossima seduta di martedì 8 maggio. Però le spiegazioni sono arrivate subito davanti alle telecamere, passato mezzogiorno. "Dopo 22 anni di militanza - ha sostenuto Boni - non posso e non voglio fare altro, ancora una volta, che seguire l'esempio del mio segretario federale, Umberto Bossi, al quale già rimisi il mandato un mese fa: se fa un passo indietro lui, diviene un imperativo morale per me seguirlo".

Più volte, il presidente dimissionario, ha ribadito che "nessuno ha chiesto" le sue dimissioni, appunto respinte dalla segreteria federale del movimento. "Per una volta - ci ha anzi scherzato sopra - non ho obbedito né a Maroni né a Calderoli né a Bossi". "Tardive", sono state comunque definite le dimissioni del presidente leghista dalle opposizioni di centrosinistra, che le invocavano sin dallo scoppio del suo caso giudiziario e che ora insistono nel chiedere le elezioni. "In realtà, secondo il capogruppo del Pd, Luca Gaffuri, Boni fa oggi ciò che andava fatto da tempo: togliere dall' imbarazzo l'istituzione. Alla buon'ora".

Asciutto il messaggio a Boni del governatore Roberto Formigoni (su Twitter): "Bel gesto, bravo Davide". "Un gesto nobile - gli ha riconosciuto il capogruppo leghista, Stefano Galli - e di grande responsabilità". Adesso, con il terzo leghista 'dimissionato' dalla Regione Lombardia dopo la bufera giudiziaria sui conti di via Bellerio, si schiudono altri scenari.

Per Boni un futuro da semplice consigliere, ma "con la voglia di tornare a fare politica attiva". Per la presidenza del Consiglio un altro uomo del Carroccio, che risponda all'identikit di giovane under 40 ma con esperienza. Tre i nomi papabili, quelli di Fabrizio Cecchetti, di Massimiliano Romeo e di Massimiliano Orsatti.

(fonte: Ansa)

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