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Lega: dal Veneto parte la protesta, lunedì il consiglio federale

Maroni pronto a rimettere il mandato, ma rivendicherà il successo in Lombardia. Sul tavolo resta la questione dell'enorme emorragia di voti alle politiche

Un fine settimana di riflessione, poi lunedì tutto il vertice della Lega si ritroverà faccia a faccia per la prima volta dopo le elezioni. C'é da fare un'analisi del risultato, che certo non ha accontentato tutti, in particolare la turbolenta anima veneta, ma nemmeno a quanto pare Umberto Bossi. E da lì avviare un percorso che scongiuri il riemergere delle divisioni che sembravano questione del passato.

Roberto Maroni rivendicherà dunque come una "vittoria politica" l'elezione a presidente della Regione Lombardia e arriverà in via Bellerio a "chiudere una pagina e aprirne un'altra anche all'interno della Lega": sul tavolo del Federale rimetterà il suo mandato di segretario, conquistato appena lo scorso luglio, per vedere che cosa il Movimento desidera fare. Se confermare la fiducia, come probabile, o solo rimandare la discussione a un congresso la cui data verrebbe decisa più in là. Le spine nel fianco sono due.

Da una parte in via Bellerio occorre capire appunto gli umori del Senatur, da un anno dietro le quinte dopo gli scandali che avevano coinvolto la sua famiglia. In questi giorni, si dice, Bossi ha esortato Maroni a farsi da parte, anzi vorrebbe che a sancirlo sia addirittura il raduno di Pontida del 7 aprile, appuntamento che a cui i bossiani stanno dando grande enfasi, quasi fosse una rivincita sul passato più recente.

Posizione minoritaria, assicurano i più vicini a Maroni (che ha sempre parlato di una successione "giovane"), che non danno più gran peso agli umori del Senatur e di chi lo consiglia. Bisognerà comunque vedere se la discussione lunedì si porrà in questi termini. In mezzo però c'é qualcosa di più di semplici umori, ci sono anche i consensi elettorali che la Lega ha dimezzato.

Questa è la seconda spina nel fianco, più fastidiosa ancora dopo la lettera di richiamo del segretario della Liga Veneta, Flavio Tosi, a quei dirigenti che avevano esternato malumori. Nei giorni scorsi c'é stata la piccata reazione del governatore Luca Zaia, poi quelle di altri leghisti veneti. "E' tutto il sistema che deve essere valutato, aspettiamo lunedì", il laconico commento di Gian Paolo Gobbo, il predecessore bossiano di Tosi.

Per il sindaco di Montebelluna, Marzio Favero, "la gente ha votato di meno la Lega non per le diatribe interne o gli errori compiuti, ma perché ha smarrito la propria ideologia", dunque "serve un'inedita stagione di congressi" che riporti il federalismo al centro. "Il rinnovamento nella Lega non può avvenire con un bavaglio alle opinioni, anzi apriamo ancora di più il dibattito": ha affermato il segretario provinciale di Treviso, Giorgio Granello: 'Voglio parlare con Tosi e capire''.

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