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Lombardia verso le elezioni, la sfida sarà tra Ambrosoli e Albertini

Ambrosoli, pressato da molti amici della società civile, ha rotto gli indugi, e nel centrosinistra ritorna il sereno. Per il centrodestra in campo un calibro da 90 come l'ex sindaco di Milano. Resta l'incognita Lega

La battaglia elettorale in Lombardia entra nel vivo: ieri, quasi in contemporanea, Umberto Ambrosoli e Gabriele Albertini hanno rotto gli indugi e - su schieramenti opposti - hanno dato la disponibilità a candidarsi alla presidenza della Regione.

"Accetto la candidatura che mi viene proposta", ha spiegato l'ex sindaco Albertini, che accarezza il progetto di riunire chi al Parlamento europeo fa parte del Partito Popolare, coinvolgendo anche movimenti come 'Fermare il declino' di Oscar Giannino e Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo. "Dichiaro ora la mia disponibilità" ha annunciato in un comunicato Ambrosoli, che solo lo scorso 21 ottobre aveva rinunciato a correre per il Pirellone, spiegando che c'era poco tempo per preparare un progetto.

Ma al figlio di Giorgio Ambrosoli, ucciso nel 1979 per il suo lavoro come commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, sono arrivati appelli a non tirarsi indietro da parte di un "ampio e qualificato elenco" di persone, un "arco di posizioni" che va oltre "la connotazione tradizionale - ha spiegato -, cioé dei partiti, di 'centro sinistra'". Al centro del progetto a cui vuole lavorare Ambrosoli c'é un "nuovo patto civico". Al centro di quello di Albertini - che verrà ufficializzato il 24 novembre - c'é una lista civica. E in entrambi i loro schieramenti c'é l'ipotesi di primarie (nel centrosinistra già fissate per il 15 dicembre con una serie di candidati ufficiali, fra cui il consigliere Pd Fabio Pizzul e la ginecologa Alessandra Kustermann).

Resta da vedere se a questo punto qualcuno farà un passo indietro. Proprio perché vuole che il suo sia un progetto aggregante l'ex sindaco frena sulle primarie. "Le primarie non sono nella condizione di farle - ha sottolineato a Tgcom 24 -. Non perché sia contro, ma perché nel caso che ci riguarda la candidatura nasce dal collegamento con movimenti legati al territorio come quello di Giannino e Montezemolo. Se io fossi il candidato del Pdl non potrei tenere insieme le altre componenti ispirate al cosiddetto centro. Le cose stanno insieme se c'é un fulcro di garanzia".

Se nel Pdl ci sono entusiasti della candidatura di Albertini (a partire dal presidente della Regione Roberto Formigoni che dopo l'annuncio ha invitato a "scaldare i cuori" perché "chi ama la Lombardia sa che la campagna è iniziata"), c'é chi è più tiepido e guarda soprattutto all'alleanza con la Lega Nord. Prima dell'annuncio dell'ex sindaco di Milano, il coordinatore regionale del Popolo della Libertà, Mario Mantovani, ha spiegato che il nome del candidato sarà fatto solo dopo che si conoscerà con più certezza la data del voto. E comunque sarà "indispensabile" un faccia a faccia fra Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e il segretario della Lega Nord Roberto Maroni. Insomma - al di là degli insulti continuati ieri fra il Carroccio e Roberto Formigoni - il Pdl non chiude la porta all'alleanza.

"Senza la Lega - ha ribadito Mantovani - consegnamo la Lega alla sinistra. In Lombardia non credo al Centro, ci crederò in Sicilia dove l'Udc ha il 10% ma non qui". Nemmeno Roberto Maroni chiude completamente al Popolo della libertà tanto che definisce delle ipotetiche primarie di coalizione una "soluzione utile ed intelligente" anche se spiega che non c'é nessuna paura ad andare da soli. Sarà il consiglio federale di lunedì a decidere se il Carroccio correrà candidando alla presidenza Roberto Maroni, con delle liste civiche d'appoggio o rinsalderà l'alleanza con il Popolo della libertà. Intanto, un desiderio di Maroni è già stato esaudito: ieri aveva detto di augurarsi che anche Ambrosoli potesse "partecipare alla corsa per il Pirellone".

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