"Matrimoni in mezzo ai profughi": polemiche sugli 'ospiti' del resort
Un'interrogazione del leghista Rino Polloni getta nuova benzina sul fuoco sul tema dei (sei) profughi ospitati al Borgo Machetto di Desenzano: non solo “matrimoni con i profughi”, ma anche verifiche tecniche sull'effettiva attività di agriturismo
Non si placano a Desenzano le polemiche sul tema profughi: sono sei quelli momentaneamente ospitati al Borgo Machetto, noto resort classificato come agriturismo. Ed è proprio questo uno dei motivi che ha nuovamente scatenato il leghista Rino Polloni, che ha presentato un'interrogazione – rivolta al sindaco e alla giunta – non solo sui tempi e sulle modalità dell'accoglienza, ma anche sull'effettiva 'qualifica' della struttura che sta in periferia.
Struttura che tra l'altro, dopo apposita convenzione già deliberata dalla giunta comunale, si è fatta anche sede distaccata per la celebrazione dei matrimoni civili. “Lo scopo di far celebrare i matrimoni al Borgo Machetto – scrive Polloni – per la società Agri Scar srl è quello di effettuare poi il pranzo di notte presso la sala ristorante posta all'interno. Da una recente verifica presso l'Ufficio Commercio, il Borgo risulta essere un agriturismo e come tale deve sottostare alle leggi che disciplinano tali attività”.
I requisiti richiesti dalla normativa, ricorda ancora Polloni, prevedono una connessione 'diretta' con l'attività agricola, la valorizzazione delle stesse, la somministrazione di pasti e bevande costituti almeno in parte da prodotti propri. Ma pure l'allestimento di aree attrezzate per il campeggio. Mentre nelle aree gestite dalla Agri Scar non verrebbe più svolta “alcuna attività agricola”.
Per il consigliere leghista urge una verifica 'tecnica', e non solo. Polloni chiede inoltre “se prima dell'approvazione delle delibere” l'amministrazione fosse a conoscenza “che presso il Borgo Machetto fossero ospitati i profughi”. Poi, l'affondo ideologico: non sia mai che i profughi “siano portatori malattie esotiche” o addirittura che vengano celebrati “matrimoni tra i profughi”.