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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica Desenzano del Garda / Via Giosuè Carducci

Io Lotto per il 18: «Referendum sacrosanti, ma senza illusioni»

Il Comitato referendario del Basso Garda organizza una serata a Desenzano: obiettivo lavoro, "riportarlo al centro del dibattito", organizzare la difesa dei lavoratori alla ricerca della "tutela collettiva"

Allargare il dibattito sulla questione del lavoro, tornare a parlare di Art.18 e Art.8, rimettere al centro la necessità della tutela: il Comitato ‘Io Lotto per il 18’ ha già inaugurato la raccolta delle firme per quella che sarà una folta campagna di sensibilizzazione, fino ad arrivare (se tutto va secondo i piani) al doppio quesito referendario per ripristinare l’Art.18 sulla libertà di licenziare alle impostazioni antecedenti alla riforma Fornero e per abrogare l’Art. 8 che fu di Sacconi, “una legge fatta su dettatura FIAT, il sistema delle deroghe al contratto nazionale che altro non è che il recepimento dell’accordo di Pomigliano”.

“Un ragionamento a sinistra va fatto, per intervenire e per orientare – ha spiegato Matteo Gaddi, responsabile nazionale del Nord per Rifondazione Comunista, ospite dell’incontro organizzato a Desenzano del Garda dal Comitato referendario del Basso Garda – e non smettere di parlare della pesantezza della riforma Fornero che investe molti aspetti della condizione del lavoro, dall’Art.18 alla mobilità ASPI, con effetti concreti che possono pure condizionare diverse vertenze. Una riforma che dovrebbe avere come finalità l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili, pompose dichiarazioni poi clamorosamente smentite dagli effetti reali”.

Il vortice della crisi, e 900 milioni di ore di cassa integrazione, e pure “gli avvocati di Confindustria che suggeriscono apertamente ai padroni di licenziare”, perché tanto con la riforma il licenziamento “per giusta causa” diventa una prassi regolare, “il reintegro scatta solo in caso di manifesta insussistenza del fatto, e nel diritto è indimostrabile”. Senza dimenticarsi che “il fattore lavoro incide in maniera minima”, e solo in Italia “il concetto di produttività è tutto votato alla massimizzazione dello sfruttamento”. L’amarezza di una sconfitta, sottolinea Tino Magni di Sinistra Ecologia e Libertà Lombardia, in un’Europa dove “ha prevalso un’idea liberista che il movimento sindacale non è stato in grado di contrastare”, mentre il Belpaese senza la svalutazione della Lira “se la gioca esclusivamente con il peggioramento delle condizioni di lavoro”, un lavoro che manca e che “andrebbe ridistribuito”, un lavoro dimenticato che “non è più una priorità”.

“Abbiamo bisogno dell’intervento pubblico in economia, se no altro che recessione! Abbiamo bisogno di ricostruire stato sociale e diritti ma a livello europeo, con un progetto dal respiro più generale”. E di Europa parla anche Dario Filippini della Rete 28 Aprile (l’opposizione CGIL) in vista dello sciopero generale del prossimo 14 novembre, per protestare contro l’ormai celebre fiscal compact che in Italia è valso “la modifica della Costituzione, e per giunta all’unanimità”, e che prevede la riduzione del debito pubblico fino al 60% del PIL, “40 miliardi in meno ogni anno, e per 20 anni”.

“Iniziative di lotta necessarie, e che riguardano anche il pareggio di bilancio, per dire no allo strapotere di Confindustria e delle banche, della loro campagna ideologica, rimettersi in discussione per ricostruire un’idea sociale che metta al centro il lavoro”. Tra pubblico e relatori un’idea pare comune, “il sistema capitalista è ormai fuori controllo, il sistema capitalista non è più in grado di dare risposte a nessuno”.

Ma in questo senso, non è un po’ riduttivo parlare di referendum? Pensando al passato (vedi la sconfitta PCI e CGIL sull’indennità di contingenza, meglio conosciuta come scala mobile) ma anche al futuro, ai Governi d’Europa che si fanno tutt’uno per prepararsi ad affrontare le nuove potenze di stazza continentale. “L’origine della crisi sta nello stravolgimento del rapporto tra le classi – concludono i relatori – e la finanza è sintomo e conseguenza di questa crisi. Il nostro è un ragionamento polemico, mai come ora è tempo di parlare di tutela collettiva, vogliamo lanciare un messaggio positivo alle persone, bisogna partecipare, bisogna farsi sentire. Ecco il perché di due referendum sacrosanti. Ma se le perplessità sono concesse, le illusioni invece no”.

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