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Politica Vicolo delle Galline

La CGIL Brescia tra passato e futuro, i delegati: «E lo sciopero generale?»

La simbolica consegna dei fiori, nella sede storica di Vicolo delle Galline, l'ultima celebrazione al San Barnaba, con i grandi ospiti annunciati e i delegati sindacali delle varie categorie: la festa è la loro, lo spazio pure

Esattamente 120 anni dopo il 7 settembre del 1892, e in mattinata si conclude la stagione delle celebrazioni per il secolo e (quasi) un quarto di vita della Camera del Lavoro di Brescia, una delle più antiche d’Italia, una di quelle che ne ha viste e passate tante. Delegati e segreteria, Damiano Galletti compreso, hanno consegnato una simbolica corona di fiori al Vicolo delle Galline, accanto a Tebaldo Brusato, fuori dall’antica sede della Camera del Lavoro, perché “ricordare e fondamentale”, perché “il ricordo ci permette di pensare e costruire il futuro”.

Poi ci si sposta all’Auditorium San Barnaba, con una vasta gamma di ospiti, Maurizio Landini e lo storico Carlo Galli, Aldo Bonomi e Marco Revelli, Rinaldo Gianola e ancora Galletti. Il tema è il lavoro, il tema è il futuro del sindacato, ma anche il passato, “fare memoria è un atto politico”, alla ricerca della “massima autonomia” per poter essere “un efficace strumento di lotta, intervenire sulle contraddizioni della globalizzazione, adeguare la propria struttura e la propria organizzazione”, alla ricerca di quel sindacato europeo che ancora oggi è “in difficoltà, o se non proprio assente”, e che gli altri devono stare attenti, compreso il PD che “non invita la FIOM ai dibattiti perché non sarebbe opportuno, ma non dimentichiamoci che è il lavoro che fonda il legame sociale originario”, la risposta dei lavoratori alle “urla del nulla”, la risposta umana all’astrazione liberista, “l’uomo a metà, astratto e inventato, motivato esclusivamente dal profitto”.

Ma la parola spetta a loro, ai delegati dei trasporti, del commercio, della Funzione Pubblica, dell’agricoltura, delle fabbriche: Maurizio Fazio della pubblica amministrazione, Giuliano Galliazzo dell’agroindustria, Emilia Giunchiglia per il chimico e il tessile, Massimiliano Paonella della Filcams, Marco Soccini di Brescia Trasporti, Ugo Verzelletti dell’Iveco. Interventi brevi ma che sembrano dire più di ogni professore, contro “l’ideologia della flessibilità” di cui parleranno i relatori VIP, in difesa “di quel patrimonio che appartiene all’intero movimento operaio”, con “il dovere strategico di coltivarne la memoria”.

1892 - 2012: 120 anni CGIL Brescia - © BresciaToday.it


“Si scarica sui lavoratori l’incapacità di un’intera classe dirigente – spiegano i delegati – mentre il precariato cancella la speranza di intere generazioni, e le scelte macroeconomiche non saranno che nefaste. Non si rinnovano i contratti, e la controparte è sempre molto chiara: non si discute neanche! Vogliono costruire un modello di schiavitù salariata, è come essere in trincea, ma senza il lavoro non si va da nessuna parte, e la CGIL non deve essere complice”. Si sentono parole come “riappropriazione collettiva”, si sente il grido dei “basta al saccheggio delle tasche dei lavoratori dipendenti”, oppure un ironico “grazie Monti, ora possiamo lavorare tutte le domeniche, tutte le festività, pure a Natale!”.

E ancora lui, quel Sergio Marchionne e il suo Fabbrica Italia, che “per il momento ha solo chiuso fabbriche e il cui unico interesse reale era chiudere la bocca alla FIOM”, la parola d’ordine ormai è una sola, “o sei d’accordo o sei fuori”. La scelta di FIM e UILM, in contrapposizione alla maggioranza dei delegati non solo di Brescia ma d’Italia, “loro hanno fatto una scelta, noi abbiamo fatto la nostra”. Applausi, qualche sorriso, l’amara consapevolezza che “quando tornerà il lavoro i padroni ci massacreranno”. La crisi non è finita: “Vogliamo lo sciopero generale”.

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