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Tutti in classe dal 7 gennaio, il sindacato: "Non riaprite le scuole in presenza"

L'appello del sindacato padronale Unsic anche al presidente Fontana, che in queste settimane ha raccolto più di 140mila firme: “Non riaprite in presenza”

Non riaprite le scuole in presenza, l'appello del sindacato padronale Unsic: “Mentre all'estero tengono le scuole chiuse – si legge in una nota – in Italia, con il primato di decessi per Covid e l'aumento di ricoveri e terapie intensive, s'intende riaprirle tra l'altro accrescendo i disagi con le turnazioni”. In queste settimane l'Unsic – Unione sindacale imprenditori e coltivatori – ha lanciato una petizione, che oggi conta più di 140mila adesioni, “per rinviare l'apertura delle scuole in presenza”.

L'appello (anche) al presidente Fontana

Solo poche ore fa è stato lanciato un appello, a mezzo stampa, “ai governatori regionali e al Pd, quale partito di governo, affinché facciano propria l'istanza di un numero rilevante di docenti, studenti, genitori e personale scolastico”. La trattativa è in corso: l'ipotesi è quella di una graduale riapertura, dal 7 gennaio, con didattica in presenza fissata al 50% (e poi a salire). Ma giorno dopo giorno cresce il “partito” di chi vorrebbe aprire il 18 gennaio prossimo.

Unsic: "Aspettiamo qualche settimana"

“La didattica a distanza, pur con i suoi limiti, ha garantito continuità d'insegnamento – fa sapere ancora l'Unsic nel suo appello rivolto anche al presidente della Lombardia, Attilio Fontana – Riaprire equivale alla certezza di ricominciare con tamponi, contagi, quarantene, sanificazioni, discontinuità didattica, ricreazione chiusi in classe e un clima generalizzato di ansia e preoccupazione. Tutto ciò accentuato dalle prime influenze stagionali e dalla consapevolezza che basterebbe qualche altra settimana per riaprire in una condizioni resa migliore dalla crescita delle vaccinazioni e dai primi farmaci monoclonali”.

I dati sul contagio in classe

Solo poche settimane fa, quando ancora si vociferava di una riapertura delle scuole superiori prima delle fine dell'anno, l'Unsic aveva definito “una follia” quella ipotesi. “Nelle fasce di età tra 0 e 19 anni – scriveva il sindacato padronale – i contagiati erano solo 9.544 al 25 agosto, perché il lockdown di primavera ha chiuso subito i ragazzi in casa. Ma sono diventati ben 102.419 al 7 novembre, con una crescita tra due e cinque volte rispetto alle altre fasce d'età. Proprio tra i giovani si registra la maggior parte degli incolpevoli asintomatici, che portano il contagio silente nelle famiglie”.

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