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Branciaroli: 40 anni in scena con il Teatrante. La prima il 6 novembre al Sociale

Franco Branciaroli porterà in scena 'Il teatrante' di Bernhard (1931-1989), di cui è regista e interprete: "Un gioco di specchi il cui scopo è rappresentare la rappresentazione del teatro"

Nei momenti in cui il teatro non è in grado di produrre opere su grandi temi, l'unica è ragionare su se stessi. Ma attenzione, perché un artista quando ragiona troppo sulla sua arte s'intruppa". Così, parafrasando il pensiero di Thomas Bernhard, Franco Branciaroli, 40 anni in scena appena compiuti, riassume il suo percorso nel metateatro.

Un viaggio iniziato tre anni fa con 'Don Chisciotte', dove dava all'Hidalgo e a Sancho Panza le voci di Vittorio Gassman e Carmelo Bene; proseguito con 'Servo di scena' di Ronald Harwood (entrambi ancora in tournee fino a giugno); cui ora aggiunge un nuovo tassello con 'Il teatrante' di Bernhard (1931-1989), di cui è regista e interprete, in prima nazionale dal 6 al 18 novembre al Teatro sociale di Brescia (7-9 dicembre, Rossetti di Trieste; 11-23 dicembre al Piccolo di Milano).

"Bernard - spiega Branciaroli - è stato paragonato un po' troppo frettolosamente a Beckett. In realtà, non fa direttamente teatro di denuncia come molti degli autori che vissero il nazismo austriaco, ma piuttosto esamina i grandi personaggi, filosofi o drammaturghi. Tutti megalomani sull'orlo della pazzia che finiscono per fallire".

Coprodotto dal Teatro de Gli Incamminati e Centro Teatrale Bresciano - Teatro Stabile di Brescia, 'Il teatrante' racconta di Bruscon, attore di origine italiana che tenta di portare in scena un suo testo, 'La ruota della storia', anche a scapito delle esigenze della compagnia, più impegnata a sbarcare il lunario. "Bernard dice che l'unica cosa che sa fare l'attore è interpretare l'attore - prosegue Branciaroli - Con questo testo ho come trovato una giustificazione teorica al mio lavoro sul teatro degli ultimi anni. E' un gioco di scacchi: tra Branciaroli e Branciaroli, perché si riflette sulla situazione d'attore; tra Branciaroli e Bruscon, io bravo attore, lui mediocre; e tra Bruscon e Bruscon, perché fallisce il suo tentativo di rappresentare e rappresentarsi. Un gioco di specchi che porta allo scopo del testo: rappresentare la rappresentazione del teatro".

Ed è proprio riflettendo sul mestiere d'attore, che Branciaroli, figlio di un commerciante di latticini nella Milano del dopoguerra, ha compiuto i suoi primi 40 anni di carriera, consumati tra la scuola del Piccolo di Milano con Giorgio Strehler e Paolo Grassi, l'amicizia con Giovanni Testori e la collaborazione con registi come Carmelo Bene, Luca Ronconi, Tinto Brass, Michelangelo Antonioni, Antonio Calenda.

"Ora però rischio di fare la fine di Bruscon", scherza, anticipando il suo prossimo progetto, ancora una riflessione sul teatro: 'Romeo e Giulietta alla prova', testo da lui scritto, con una coppia di anziani attori che per una serie di imprevisti si ritrovano a rimettere in scena la tragedia di Shakespeare di cui erano stati protagonisti in gioventù.

"Vorrei prepararlo per la prossima stagione, ma trovare un produttore per un Beckett è una cosa, per un Branciaroli un'altra - aggiunge - Oggi vedo molti attori imprenditori di se stessi: è romantico, ma preoccupante. Vuol dire che è crollata la struttura. Purtroppo il teatro è l'unica voce che questo governo non affronta. Si parla di archeologia, musei, monumenti e carceri affollate. Ma un paese che va avanti solo con musei e carceri è un paese morto".
 

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