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"Da Giotto a De Chirico": i tesori nascosti risplendono al MuSa di Salò

La recensione (critica e costruttiva) della mostra allestita da Vittorio Sgarbi al MuSa di Salò, visitabile fino al 6 novembre. Una pecca, il prezzo: l'ingresso costa 16 euro

É stato l’assessore alle Cultura di Regione Lombardia Cristina Cappellini a inaugurare al MuSa di Salò - con il Sindaco Gianpiero Cipani e il Direttore Generale del MuSa Giordano Bruno Guerri - la grande mostra “Da Giotto a De Chirico. I tesori nascosti” curata da Vittorio Sgarbi. Per l'occasione, Cappellini ha dichiarato di essere impegnata a sostenere e valorizzare “lo straordinario patrimonio culturale lombardo”. Ma circa i bilanci di questo “straordinario patrimonio”, non si sono potute fare domande o verifiche. “L'investimento di 200mila euro per la realizzazione di questa splendida mostra è in realtà un investimento per tutta la Lombardia, in grado di generare un importante incremento di turisti”.

Un auspicio che non possiamo che condividere, insieme alla speranza che sia occasione anche per tanti bresciani di aprirsi all’arte. Sincere vivissime congratulazioni per l’ impegno a fare rete tra i Musei del Garda, interpretabile come metafora per arrivare al riconoscimento di tutta la “comunità Garda” come area non metropolitana. Grazie quindi all’idea Abbonamento Musei, anche il MuSa è entrato ufficialmente nel circuito. Meno male: perchè il prezzo del biglietto d'ingresso, a nostro modesto parere (16 euro, ndr) sembra davvero molto alto, soprattutto per il turista-viaggiatore che deve aggiungerci il costo del parcheggio.

All’ingresso, sopra la cassa, una rappresentazione scenica grandiosa di Sciltian, un’altra cassa di un cinema di periferia affollato, tra sogno, realtà ed eterna illusione, revival anni ’60: con ricco borghese attempato sulla sinistra e la folla variegata, compresi vecchi claudicanti sulla destra, in attesa di raggiungere il miraggio, l’ingresso. Segue la successione di sale, di pareti invase da molteplici opere su tela e alcune sculture. Nasce qualche perplessità sull’operazione affastellamento, tale da offuscare il progetto che sta dietro e alla mostra e alla relativa scomposizione per aree storico-artistiche. Mancano pannelli introduttivi in ciascuna sala. Il tutto così è stato voluto dal curatore. Infatti Sgarbi, in conferenza stampa ha affermato di come “la caccia ai quadri non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova”.

Consentitemi di contraddirlo: l’organizzazione delle mostre a mio avviso ha regole, stili riconoscibili che consentono di rivelare al visitatore un senso sia relativo che complessivo. Presentare le mostre, dopo averle allestite, richiede impegno e ulteriore lavoro, fondamentale per fornire ai visitatori e alla stampa alcuni criteri relativi al progetto ivi introdotto. Ad esempio: perché non inserire rimandi a dove ammirare altre opere degli autori esposti in modo così succinto? Soprattutto se l'obiettivo (politico e culturale) è quello di far conoscere tutto il patrimonio lombardo. La cosa si era in qualche modo già verificata a Bologna: poca didattica, poco materiale stampa, nessun tabellone introduttivo. Sono molte invece le opere esposte di notevole interesse. In proporzione allo spazio disponibile, al Musa, i quadri sono ancora più affollati, mentre nell’arte visiva, come nella musica, ci sarebbe bisogno di pause, fondamentali per gustare l’intera sinfonia.

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