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"Lo splendore di Venezia" a Palazzo Martinengo

Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell'Ottocento: in mostra a Palazzo Martinengo fino al 12 giugno

A Palazzo Martinengo si ammira la Venezia e del Settecento e dell’Ottocento, celebrata da Canaletto, Bellotto, Guardi, poi da Ciardi, Moja, Milesi, Caffi, con diversi loro contemporanei. Grazie ad un centinaio di capolavori, provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane ed estere. Canaletto, Guardi, Bellotto erano molto ammirati  nelle corti europee, dalle famiglie benestanti ed i Viaggiatori del Grand Tour, che li acquistavano per  rientrare nei loro Paesi con ricordi blasonati. 

L’esposizione, curata da Davide Dotti, presenta i più importanti vedutisti veneti, del XVIII e XIX secolo. Le vedute ideate dai pittori, realizzate con precisione fino al minimo dettaglio grazie all’uso della camera ottica, sono scorci, popolati da macchiette vivaci, in costumi d’epoca, compresi arabi con turbante e turchi con il fez. Vi trionfano personaggi della Commedia dell’Arte, e quanti partecipano alle famose feste veneziane del Redentore, della Regata Storica, della Sensa. Gli stessi Dogi, insieme ai nobili, a nuovi ricchi borghesi ne chiedevano agli artisti la rappresentazione. Sono inni anche al Carnevale, animato dalle tradizionali maschere che fanno il verso ai ritratti, negli interni, di Longhi, colorate e spigliate, vestite secondo i canoni della moda dell'epoca.

Suggestivo, nella prima sala, L'ingresso del Canal Grande con la chiesa della Salute (olio su tela, della Galleria Colonna) dell’olandese Gaspar Van Wittel: Vanvitelli, grazie alla sua lunga permanenza in Italia la dipinge da innamorato, piacevolmente sorpreso. Interessante anche il friulano Luca Carlevarijs e il suo Il Molo di San Marco verso la Basilica della Salute. Straordinarie le vedute di Canaletto: Il molo,Palazzo Ducale e il Campanile di San Marco: precise, meticolose.

Canaletto, ne Il Canal Grande con il Ponte di Rialto secondo il progetto di Palladio, realizza la propria ispirazione creativa, inserendo una Basilica Palladiana, lungo il Canal Grande.  Progetto immaginifico.

Le spettacolari vedute di Canaletto sono immerse in un bagno di luce cristallina, delimitate da scenografie dilatate, grazie all'ausilio della camera ottica si confrontano in maniera avvincente con le tonalità beige e lattiginose del padre Bernardo Canal, e con i contrasti chiaroscurali del nipote Bernardo Bellotto. Nella bottega  dei Canal evolve anche un artista misterioso: Lyon Master, attivo sul finire del quarto decennio del XVIII secolo, presente con loro nella sezione.

A seguire: Michele Marieschi, Antonio Joli, Apollonio Domenichini e Antonio Stom e lo svedese Johan Richter, allievo di Carlevarijs, che utilizzò un'originalissima tavolozza cromatica basata sulle calde tonalità dei rosa, dei gialli e degli arancioni.

La seducente bellezza di Venezia diventa metafora dell’amore per Venezia nei paesaggi di Guardi, che procede con vivaci rappresentazioni della realtà: Punta della Dogana, studiata attraverso la camera ottica, fino a tratteggiare contest più vaghi, intriganti e suggestivi grazie alle sfumature delle luci mattutine, alle nebbie lungo i canali, a romantici tramonti. Laguna e Canali sono sempre attraversati da abitanti al lavoro, sulle vongole, i traghetti, le piazze. Nei capolavori della produzione matura la città è resa in dissolvenza tra bagliori luminosi e indistinti aloni di colore, quasi a voler anticipare la  pittura moderna. Veduta del Canal Grande verso il Ponte di Rialto è un’immagine palpitante e suggestiva di Venezia, con una sorta di malinconia. Guardi vede la decadenza della città: con la stipula del trattato di Campoformio, siglato il 17 ottobre 1797, tra  Napoleone e gli Austriaci, finiva la secolare storia della Repubblica marinara, e l’ingresso nell’ Impero Austro-ungarico.

Cambiamo secolo, matura un nuovo stile:  il ruolo di traghettatore del vedutismo dal XVIII al XIX secolo è affidato al friulano Giuseppe Bernardino Bison, San Nicolò al Lido, trascinato dall’enfasi romantica a realizzare inedite angolature, in dialogo con atmosfere e suggestionidi importanti artisti della prima metà dell'Ottocento Chilone, Migliara, Borsato.

Arriviamo a Giuseppe Borsato, Venezia sotto la neve, Francesco Moja e la Veduta delle Zattere a Venezia: effetto di notte, e Giuseppe Canella.Ci viene proposta un'immagine più attuale della Serenissima, intensa e piacevole, arricchita di dettagli specifici dello spirito del tempo: il fascino delle luci notturne, l’atmosfera ovattata dopo una nevicata. Nella seconda metà del XIX secolo, due sale dedicate alla famiglia Grubacs e alla sensibilità nostalgica di Ippolito Caffi, Notturno con nebbia in Piazza San Marco e Il Canal Grande con la chiesa della Salute sotto la neve si smarcano dalla tradizione settecentesca con un proprio lessico pittorico in direzione del romanticismo europeo.

Seguono i dipinti realizzati da Guglielmo Ciardi, Il Canale della Giudecca all’alba, Pietro Fragiacomo e Favretto, curiosi ammiratori  della vitalità popolare, la raccontano dipingendo calli e mercatini, perpetuandole suggestioni che la città continua a trasmettere.

Entriamo poi nell'epoca moderna, dove si rinnova il teatro della vita quotidiana di Venezia , ambientato in campi e campielli, tra le calli e i canali della città. Angelo Inganni, bresciano, firma invece una rarissima Venezia di grandi dimensioni datata 1839, nella quale immortala Piazza San Marco animata da  mercanti, nobili, popolani .in una gioiosa sinfonia di luminose atmosfere e squillanti tonalità. Milesi, Zezzos, Favretto, Belloni, Da Rios, commossi dalla luci e dei colori della laguna, al variare delle ore del giorno, perpetuarono nelle loro opere il fascino intramontabile della città, fino alle soglie del Novecento: sezione “Venezia teatro della vita”, con scene di vita quotidiana ambientate in campi e campielli, tra calli, piazze e canali.

Molto interessante anche la sezione dedicata alla Grafica, grazie alla serie di incisioni di Canaletto, Marieschi e Visentini, specialisti della tecnica dell'acquaforte che, per l'ampia tiratura di copie-stampa, vendute a modici prezzi ha contribuito a diffondere l'immagine della Serenissima in tutta Europa, fino agli USA. La fama giunse attraverso il mecenatismo anglosassone nei confronti di artisti italiani.

La mostra aggiunge una provocazione-sorpresa: una raffinata selezione di vetri di Murano creata dall'artista Maria Grazia Rosin, tra cui l'installazione Gelatine Lux esposta alla 53^ Biennale d'Arte di Venezia: addio decisivo ai lampadari settecenteschi , sostituiti da ninnoli e figuranti che precipitano dall’alto, invadono lo spazio intorno al visitatore.

Per Lo splendore di Venezia, l’Associazione Amici di Palazzo Martinengo propone alle scuole una ricca offerta didattica rivolta a tutte le classi di ogni ordine e grado, che consta di  laboratori e percorsi tematici condotti da operatori specializzati.

www.clponline.it 
www.mostravenezia.it

LO SPLENDORE DI VENEZIA
Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell’Ottocento
Brescia, Palazzo Martinengo fino al 12/6/2016

Orari: da mercoledì a venerdì, dalle 9.00 alle 17.00; sabato, domenica e festivi, dalle 10.00 alle 20.00. Lunedì e martedì chiuso.

POSTILLA. Agli adulti vorrei suggerire di proseguire l’approfondimento del tema, e ammirare altre opere degli artisti, nelle sale dei musei , dai quali sono giunte le opere stesse per la mostra a Palazzo Martinengo.

Partendo dal percorso ¨tutto settecentesco” all’Accademia Carrara di Bergamo, ammiriamo, nelle diverse vedute, scorci monumentali di Bellotto,  e i Canaletto, dall’esatta registrazione della realtà topografica e dall’osservazione attenta della luce che  restituiscono un’immagine magica della Venezia settecentesca: “Il Canal Grande da palazzo Balbi”. Guardi ci consegna un’immagine palpitante e suggestiva di Venezia, oltre le geometrie prospettiche e la luce tersa di Canaletto. Altre vedute al Correr, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia fino al Mart di Trento, dove sono arrivata in due occasioni, per curiosare nella mostra LA COSCIENZA DEL VERO - Capolavori dell’Ottocento da Courbet a Segantini, ho trovato vedutisti che hanno sapientemente raccontato anche Verona (Bezzi), e per Venezia i già citati Favretto, Fragiacomo, Inganni, Prati, Naya e Ciardi, e con grande sorpresa due opere del Veneziano Pompeo Marino Molmenti, pittore di momenti storici, scenografie operistiche Morte di Otello, oggi a Ca’ Pesaro, e ritratti di pregio.

Dipinti realizzati con uno stile in dialogo con Hayez. Molmenti è Immortalato dallo stesso Favretto, in lezione anatomica a Brera, dove Fravetto era stato appunto suo allievo. Pompeo Marino Molmenti, che fu per decenni anche uno dei protagonisti delle scelte in materia di tutela del patrimonio artistico veneziano, risulta essere lo zio di Pompeo Gherardo Molmenti, prolifico scrittore e amministratore di Moniga del Garda, sollecitato dal suo precettore e dallo stesso zio a dedicarsi a studi umanistici, dopo quelli giuridici, con i risultati che a Moniga celebriamo e nella sede del Municipio e nella scuola elementare a lui dedicata.. 

Iniziò a scrivere i primi romanzi già a 14 anni, e pubblicò Il Castello di Zumelle, Maria, Bozzetti della campagna veneta, Impressioni letterarie. Importanti i suoi approfondimenti su Carlo Goldoni, e su Antonio Fogazzaro, di cui curò una monografia. Nel 1887 pubblicò un articolo nella Nuova Antologia di scienze, lettere ed arti intitolato Delendae Venetiae, difensore degli edifici storici di Venezia e in questo discepolo dello zio. Seguirono studi sulla letteratura veneziana: L'arte di vivere a lungo: discorsi della vita sobria di Luigi Cornaro, gli Epistolari veneziani del secolo XVIII, i Carteggi casanoviani.  Nel tempo aderì ad  un filone narrativo: Vecchie storie, vari lavori per il Bollettino d'arte, industrie e curiosità veneziane, il Moro di Venezia, l'Abate Brandolini, La Dogaressa di Venezia. Il 22 aprile 1885 sposò Amalia Brunati, ricca cittadina di Salò, che gli portò in dote una villa a Moniga del Garda con un podere coltivato a vite.  Divenne produttore del primo Chiaretto. A Moniga iniziò la carriera politica da consigliere comunale a Sindaco. Ottenuta  la libera docenza a Padova, in Storia della Repubblica di Venezia divenne Parlamentare, nominato nel 1909 Senatore del Regno. Proprio vero, quando si dice che il mondo è piccolo.

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