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'Roma e le genti del Po': a Brescia uno straordinario incontro di culture

Altro che il 'Liberiamo e Partiamo': la storia dei popoli è fatta di movimenti e migrazioni. Lo racconta anche la splendida mostra 'Roma e le genti del Po', in scena a Brescia fino al 17 gennaio

Brixia, nodo cruciale dell’espansione romana verso la Gallia Cisalpina e Transalpina, ottenne per la sua popolazione dallo stesso Giulio Cesare la cittadinanza romana, per diventare in seguito parte della X regione romana Venetia ed Histria con Augusto. Oggi ci offre la possibilità di ripercorrere tre secoli della sua storia, dopo quelli dello scorso anno dedicati al Parco Archeologico, al celebre Capitolium, il grande Teatro Romano di Età Imperiale restaurati. In questi mesi svela la Quarta Aula del tempio Repubblicano, con i raffinati affreschi parietali. Il percorso, imperdibile, si completa nelle suggestive Domus (nelle fondamenta di Santa Giulia), con i loro sontuosi mosaici, accanto alle sale dei grandi bronzi, dove trionfa la bellissima Vittoria Alata, impegnata in un passo di danza  pieno di grazia.

In questi mesi  la mostra dedicata ai rapporti fra Roma e le Genti del Po consente di comprendere meglio il retroscena storico culturale alla stagione del III secolo a.C. , in un percorso lungo quasi 200 anni.

Realizzata grazie al contributo di diverse sovrintendenze, molti musei, decine di istituzioni italiane, travalica Brixia per sfiorare tutta le diverse realtà della pianura Padana dal III al I secolo a.C.; è infatti dedicata alle genti del Po. La suggestione del grande fiume per un incontro di culture, dopo scontri laceranti con migliaia e migliaia di morti e accordi più e meno rispettati. Come spesso è continuato ad accadere. Sarebbe piaciuta a Guareschi: la visione del Po come spartiacque e ponte fra varie culture, per un viaggio emotivo, mito e storia insieme, grazie anche ad installazioni multimediali che ci proiettano in  contesti e atmosfere di 2000 anni fa. Altro spartiacque: Annibale attraversa le Alpi, suscitando una coalizione fra Galli Sanniti e Galli Senoni contro Roma

Nel 295 a.C. a Sentino, in una vallata nel cuore delle Marche, l’esercito di Roma e dei suoi alleati sconfiggeva la coalizione dei popoli italici insorti ed aggregatisi intorno ad Annibale. Con questa vittoria Roma afferma il suo dominio sul Nord della penisola, la valle Padana. Nei due secoli successivi alla conquista militare, procede un graduale inserimento dell’Italia settentrionale nel sistema politico romano, concluso, per questa mostra, nel 49 a.C. con la concessione della cittadinanza a diversi municipium , da parte di Giulio Cesare, che li riconosceva alleati, mentre era impegnato sul fronte gallico e sul fronte politico interno

Sfogliando come pagine le sale espositive si leggono le vicende di questi tre secoli, in un percorso lungo ben  1500 mq.  Fra centinaia di reperti emerge la serie di scontri tra Roma e popolazioni locali: Roma desiderava integrarle  nella propria sfera di azione, ma la realtà, fin da allora presentava molteplici sfaccettature. Le tribù Celtiche (Insubri, Cenomani, Boi) avevano ereditato le civiltà dei popoli che abitavano i territori prima di loro: Etruschi, Umbri, Liguri, Celti di ceppo ancora più antico, ne avevano assimilato i costumi e costituivano un’élite politico-militare organizzata. I Veneti erano di provenienza assai antica, con origini dai Latini; al contrario i Liguri, autoctoni, erano ancora organizzati sul modello tribale. Ciascuna di queste popolazioni aveva una propria politica nei confronti di Roma: alcuni furono alleati stabili (Veneti, Cenomani) altri ostili (Boi, Insubri) o divisi al proprio interno (Liguri). Anche la strategia della Repubblica oscillava, a seconda del prevalere delle ragioni del partito “popolare” o di quello “senatorio” veniva attuata una politica aggressiva o di collaborazione “amichevole” con i ceti dirigenti e aristocratici locali. 

Dai reperti archeologici, rinvenuti negli scavi recenti, si ricostruisce un quadro complesso e dinamico che ha molti rimandi con la dimensione contemporanea: migrazioni, colonizzazioni, integrazioni, scontri, incontri, cervelli in fuga. Le popolazioni da millenni viaggiano, si spostano, si scontrano, si integrano, commerciano e celebrano matrimoni misti. L'umanità è in movimento, da sempre. Tra elmi, armi, monete e suppellettili  barbari e romani ricordo le Lamine in bronzo da Castiglione delle Stiviere, un Torso fittile di guerriero da Ravenna, le Kelebe anfore a figure rosse da Adria. Ecco le successive testimonianze di Annibale che oltrepassa le Alpi, le sale sfoggiano le armi degli eserciti contrapposti, recuperate dai corredi funerari o scolpite nei monumenti. Siamo nelle sale dedicate agli anni di guerra. La più significativa provocata dal tentativo dei Boi di aggregare i Galli oltre le Alpi contro Roma, conclusasi con il massacro nella battaglia di Talamone. A monito anti-insurrezionale l’imponente frontone di Talamone che celebra drammaticamente , la disfatta del 225 sul promontorio toscano. 

Segue la pax romana, atta a garantire la penetrazione culturale e politica di Roma, lo testimoniano tracce di santuari di tipo italico che si aggiungono a luoghi di culto propri del politeismo locale, testimoniati da resti architettonici di statue di culto, in marmo. I nuovi culti, italici e orientali, vengono assimilati ai locali: Statua panneggiata da Piacenza, dedicata probabilmente ad Apollo, Statua femminile da Milano, avvolta in ampio e pesante panneggio. 

Con il II secolo le principali colonie latine e romane si dotano di mura, con diverse porte d’ accesso,  strade, edifici civili, intorno al  foro, le basiliche e i teatri, grandi templi, i santuari urbani e periferici. L’aumento progressivo di ricchezza dell’Italia settentrionale, Gallia Cisalpina in età repubblicana, è verificabile anche nel livello delle case private: pavimentazioni decorate a mosaico, invidiabili decorazioni parietali a temi floreali e festoni di frutta, negli oggetti di lusso rinvenuti negli scavi. Grazie allo sfruttamento ben organizzato di risorse naturali, di riserve minerarie, del territorio agricolo; per merito del controllo delle acque e della centuriazione. Nascono manifatture locali per prodotti diffusi da commerci in espansione, tra città unite da grandi strade consolari. Lo testimoniano i vari reperti: Pavimento in cementizio da Sarsina, decorato da tessere bianche e nere su battuto laterizio. Sima (fregio) policroma fittile da Rimini, Testa di divinità femminile di dimensioni colossali riferibile a statua di culto, ispirata a modelli ellenistici. 

Il tenore di vita delle popolazioni locali era comparabile a quello dei coloni inviati al nord, da altri territori, lo deduciamo sempre  dai corredi, dalle stele funerarie romane dei Veneti, di Cenomani, Insubri, Liguri. Letto con rivestimento in osso da Piacenza, raffigurante scene dionisiache; Stele di Ostiala Gallenia da Padova; bassorilievo raffigurante scena di “viaggio agli Inferi”; Stele di Komevios, Torino, il proprietario un personaggio di prestigio della comunità indigena. Splendido l’Affresco da Sirmione, Antiquarium di Sirmione, figura maschile si riconosce l’immagine di un letterato, identificabile con il poeta Catullo, che ci sorveglia appartato. Siamo giunti nello spazio e nel tempo alla Provincia della Gallia Cisalpina. Per comprendere le nuove dinamiche sociali ed economiche della nuova Gallia, la mostra organizza incontri di approfondimento sull’evoluzione del territorio trasformato dalla centuriazione delle campagne, dalla nascita delle grandi città. Il ciclo aperto da Luigi Malnati, Soprintendente Archeologo dell’Emilia Romagna, ideatore e curatore della mostra si concluderà con il tema realtà virtuale per comunicare l’archeologia.

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