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Di bianco vestito, i capelli arruffati: Bregovic scatena (ancora) la Festa della Radio

Come da programma, forse anche di più: migliaia di persone sotto cassa per la scatenata esibizione di Goran Bregovic alla Festa di Radio Onda d'Urto

Due anni fa ai microfoni del Gatto Nero aveva parlato della fratellanza tra i popoli, di una “bella Italia” che proprio quando si parla di fratellanza fa vedere il meglio di sé. Tornato in onda, per l'intervista tanto attesa al fianco dell'inossidabile Jean Luc Stote, nel suo ufficio sotto il palco (per non dire sotto cassa) dove c'è pure un po' di aria condizionata, meritatissima di questi tempi (e con questo caldo).

Il suo ultimo disco è ancora un viaggio, da Madrid a Tel Aviv, da Tunisi a Belgrado: “Una miscela molto mediterranea”, dice Bregovic, che con le sue “Three Letters” ricorda “la metafora di Sarajevo, che è la metafora dei nostri tempi, là abbiamo visto quello che vediamo oggi in tutto il mondo, un giorno possiamo essere buoni vicini di casa, il giorno dopo possiamo stirare il nostro vicino solo perché è di un'altra religiosa”. E poi il violino, “suonato nei tre modi principali: cristiano, la musica classica, la musica klezmer che suonano gli ebrei, quella orientale che suonano i musulmani”. E le collaborazioni: “Ho scelto i miei gitani preferiti, perché quando non hai niente da fare allora puoi ascoltare anche Mtv, ma quando sei a una vera festa allora canti le tue vere canzoni”.

Uno sguardo sul mondo: “La città che oggi mi rappresenta di più è Istanbul, anche con tutti i problemi che ci sono. Se non ci siete ancora andati, andate. Sarà una grande sorpresa, ci sono tanti giovani e c'è l'energia di un territorio immenso, nella cucina, nella musica, nella gente. Forse dopo Parigi è la città che preferisco, quasi miracolosa, un nuovo meltin pot che guarda al futuro. E che speriamo guardi al futuro”. Gran finale, e non poteva che essere così: “Il mio motto è sempre lo stesso. Chi non diventa pazzo, non è normale”.

Goran Bregovic a Festa Radio 21 agosto 2018

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