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Dedicato alle donne: 7 anni di restauri per far splendere Teodolinda

Racconti di donne che hanno fatto la storia, diventando mirabili icone: viaggio in più tappe in vista della festa dell'8 marzo. Primo appuntamento: la Cappella di Tedolinda in Duomo a Monza

Teodolinda è tornata a risplendere nella Cappella a lei dedicata in Duomo a Monza dopo sette anni di restauro. Vi appare come un esempio di sovrana saggia, illuminata, capace di svolgere un ruolo di rilievo nelle vicende politiche e religiose della sua epoca, nonostante la propria condizione femminile e la complessa situazione sociopolitica di quel tempo.

Figlia del duca dei Bavari, Teodolinda , principessa di stirpe regale, venne data in sposa ad Autari, re dei Longobardi, per suggellare l'alleanza tra Bavari e Longobardi, ma dopo solo un anno di nozze, Autari muore, e Teodolinda si sposa in seconde nozze con Agilulfo, duca di Torino, da cui ha un figlio, Adaloaldo, futuro re dei Longobardi che fece battezzare con rito cristiano. (Teodolinda, aderente allo scisma dei Tre Capitoli, grazie ai suoi rapporti diplomatici e di amicizia con Papa Gregorio Magno, rappresentò il primo stabile collegamento tra i Longobardi ariani e la Chiesa di Roma).

La regina, bella e intelligente, garantì al regno un periodo prospero e di pace, fu molto amata dal suo popolo, da grande mecenate rese Monza capitale estiva del Regno longobardo, fondò la Chiesa, ora Duomo, dedicata a san Giovanni Battista, un luogo che si racconta prescelto da una colomba, fece costruire un Palazzo Reale dotando entrambi di numerosi oggetti d'arte e molte reliquie. Con il valido appoggio di Papa Gregorio Magno, la regina si adoperò per la conversione al cattolicesimo dei Longobardi ariani, ottenendo notevoli successi, sia da consorte che da vedova-reggente. Intorno alla sua figura sono fiorite numerose leggende popolari.

Dopo la deposizione del figlio, la regina si ritirò a vita privata e poco dopo morì. Fu sepolta con tutti gli onori nella citata basilica di San Giovanni, venerata dal popolo locale come una santa ma non riconosciuta dalla Chiesa di Roma. I Visconti, quasi 800 anni dopo, vollero celebrare la sua fama, affidando alla famiglia Zavattari gli affreschi sulle Storie della regina Teodolinda, nella celebre Cappella nel Duomo di Monza: ampio ciclo italiano di Gotico internazionale. La Cappella Custodisce la Corona Ferrea ed il sarcofago dove nel 1308 vennero traslate le spoglie della regina Teodolinda.. Chiusa da una cancellata volta a proteggere i preziosi della storia.

Ê costituita da una volta a forma poligonale, gotica, coperta da costoloni slanciati verso l’alto: fra essi e nelle pareti cinque registri di affreschi, sovrapposti, narrano con estrema eleganza le vicende terrene della regina. sul frontale dell’arco d’ingresso alla cappella, e negli spicchi delle volte si celebrano santi ed evangelisti in trono, dipinti da autore ignoto. La cappella si trova a sinistra dell’abside centrale, affrescata dagli Zavattari: una famiglia di pittori attivi in Lombardia nella prima metà del ‘400.

Negli affreschi si narrano episodi tratti dalla “Historia Langobardorum” di Paolo Diacono e da una leggenda tardo-medioevale narrata da Bonincontro Morigia del ‘300: vi si narra che, dopo le nozze con Agilulfo, Teodolinda fece voto di costruire una basilica in onore di San Giovanni, in un luogo che le sarebbe stato indicato dallo Spirito sotto forma di colomba. Il racconto si svolge sontuoso tra Festeggiamenti per il matrimonio a Verona. Incoronazione di Agilulfo.Nozze di Agilulfo e Teodolinda. Partenze per la caccia, Corteo della regina con cavalieri e ancelle, il diacono Giovanni,l’arciprete di Monza, Teodolinda si rivolge anche a Costante imperatore di Bisanzio nella Spedizione in Italia..

Affreschi singolari per la grazia dei personaggi nelle scene di corte longobarda, rivisitati negli sfarzosi costumi dell’epoca dei Visconti: sete ricamate, broccati multicolori,trapunti d’oro. Scene di vita profana che si snodano in un luogo sacro , per volontà del committente: Filippo Maria Visconti. Dopo altri 600 anni sono stati completati i restauri su ciascun registro delle tre pareti, le figure principesche hanno preso ancora la loro luminosità, procedono con movimenti lenti, osservano con occhi chiarissimi cosa succede loro intorno e poi si rivolgono a noi, sicuri, intrepidi. Al mecenatismo di Teodolinda, dei Visconti si è arrivati a quello della Fondazione Gaiani con il supporto di World Monuments Fund, la Marignoli Foundation, la Regione Lombardia e la Fondazione Cariplo, hanno fatto sì che nel 2008 si iniziasse il restauro della Cappella.

Per questo eccezionale restauro è stata messa a disposizione della responsabile del restauro (e della sua équipe) la migliore tecnologia. Ineccepibile è stato il contributo scientifico di tutte le Soprintendenze del MIBACT e dell’Opificio delle Pietre Dure nella tutela e nel coordinamento delle ricerche, con tutti gli enti coinvolti nelle indagini diagnostiche. Una ricerca scientifica anche nel campo dell’illuminazione che ha portato alla realizzazione di un nuovo modo di illuminare le opere d’arte con l’utilizzo di led, denominato “Monza Method”.

L’atto ufficiale di riconsegna della Cappella a monsignor Silvano Provasi, arciprete del Duomo, è stato sottoscritto da tutti i citati finanziatori. “Mi auguro che l'apertura al pubblico di questa Cappella permetta a numerosi appassionati d'arte di scoprirla nella sua bellezza ritrovata e susciti nuovi interventi di mecenatismo”, hanno spiegato proprio dal World Monuments Fund. Una nota dell'assessorato regionale alla Cultura: “La Cappella di Teodolinda, restituita al suo splendore, incorona Monza come una capitale culturale”.

Un gioiello straordinario torna ad essere patrimonio di tutti lombardi, quasi a lanciarci una sfida: collegarsi al patrimonio bresciano, per coinvolgere studenti, studiosi, cittadini e turisti interessati alla scoperta del mirabile mondo longobardo e medievale, fino alla nascita delle Signorie lombarde. E Teodolinda ora vi aspetta, per mettervi alla prova.

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