Chiari, Villa Mazzotti: presentazione del libro "Quer 16 de Ottobbre" di Alberto Ciarafoni
Domenica 12 novembre alle ore 18.00 a Chiari (BS) presso Villa Mazzotti-Sala Morcelli (Viale Giuseppe Mazzini, 39) nell'ambito della Fiera della Microeditoria si terrà la presentazione del libro "Quer 16 de Ottobbre" di Alberto Ciarafoni, edito da Il Torchio.
Il 16 ottobre 1943 alcune truppe tedesche hanno effettuato il rastrellamento del ghetto di Roma, consistito in una retata di persone, appartenenti alla comunità ebraica. La prospettiva del cantastorie è il punto di vista popolare, che accorcia la distanza tra i fatti e la loro incidenza nella memoria e nel cuore delle persone. Il narratore, attore e spettatore della tragica epopea, assume quindi la “lingua del popolo”, celando nel sonetto un’abilità letteraria alimentata dalla tradizione dialettale romana.
Leggendo queste pagine il lettore è immesso nello scenario gravido delle oscure minacce del “sentito dire” sulla sorte dei Giudei romani ed è avvolto dall’incredulità, nata dalla lettura ingenua della politica degli occupanti: da parte della comunità del Ghetto che crede nel rispetto dei patti, infatti, non ci sono né malizia, né sospetto. All’improvviso esplode il grido affannato di un’umile “donnetta venuta da Trastevere” che pensa di conoscere la verità: come in una sacra rappresentazione è un messaggero del popolo a dare inizio alla narrazione epica che scorre poi attraverso tappe in un crescendo verso la crudeltà della deportazione finale. Ogni tempo della vicenda richiama fatti consegnati alla Storia, intrecciati a vivide immagini delle vittime ignare e disperate, strappate alla loro casa, ai loro luoghi di lavoro e di affetti.
Questo tragico episodio diventa uno spunto per sconsolate riflessioni sul mistero del male in relazione alle regole delle opportunità politiche e alle leggi di quel Dio del Popolo Eletto che a un tratto sembrano essere state tradite.
Nel libro è evidenziata soprattutto la componente popolana e la loro condizione di lavoratori semplici, operosi, rispettosi del Sabato ma, nello stesso tempo, assorbiti completamente nel tessuto romano tradizionale, nel suo linguaggio e nelle sue abitudini.
Alla fine del racconto, cominciato il 15 ottobre del 1943, lo spettatore assiste attonito alla sparizione di ‘quella’ gente nei vagoni verso l’annientamento e cerca di pensare a cosa si prova in quella situazione. L’immaginazione, però, si smorza nella pietà e nell’impotenza.