Brescia: "Per intanto, mamma, fatevi coraggio", testimonianze di soldati bresciani internati
In occasione della giornata della memoria, che si celebrerà il 27 gennaio prossimo, l’Archivio di Stato di Brescia ha scelto di commemorare alcuni dei tanti soldati bresciani che, non avendo aderito alla RSI dopo l’8 settembre 1943, vennero internati in campi di prigionia tedeschi.
Sono stati scelti nove, tra soldati e ufficiali: Agostini Pietro, Ballardini Lino Bortolo, Bertussi Giacomo, Garzoni Andrea, Guidi Giuseppe, Pozzi Mario, Pozzi Pietro, Tempini Giuseppe e Violi Costantino.
Il percorso espositivo, che sarà visitabile su appuntamento (tel. 030305204, as-bs.online@beniculturali.it) a partire dal 27 gennaio e fino al 25 marzo prossimo, propone la ricostruzione della biografia dei militari dal momento della loro chiamata alle armi fino alla dichiarazione di “irreperibilità”. Di questi nove, purtroppo, conosciamo la tragica fine.
Tali ricostruzioni sono state possibili grazie al riordino della serie “Irreperibili” del fondo del Distretto militare di Brescia, appena conclusa, e il cui inventario sarà presto disponibile sul sito dell’Archivio di Stato (www.archiviodistatobrescia.beniculturali.it).
Segnaliamo, tra le altre, la storia di Pietro Pozzi e del figlio Mario.
Pietro Vittorio era nato a Brione il 2 agosto 1892, di professione contadino, venne chiamato alle armi il 1° gennaio 1915 e assegnato al 3° Reggimento Artiglieria Campagna, 66^ Sezione. Inviato sul fronte albanese il 6 marzo 1916, venne posto in congedo illimitato il 1° settembre 1919.
Il figlio Mario Bernardo era nato a Sarezzo il 6 giugno 1921, di professione operario, aveva frequentato le scuole fino alla terza elementare. Chiamato alle armi il 6 gennaio 1941, appena ventenne, venne assegnato al 57° Reggimento Fanteria in Vicenza. Dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte dei gruppi partigiani autonomi della zona di Brescia, dal marzo del 1944, insieme al padre e allo zio Rodolfo, classe 1900, della formazione partigiana 122^ Brigata Garibaldi, assumendo la qualifica di “partigiano combattente”.
Il 7 novembre 1944 vennero arrestati tutti e tre durante un rastrellamento e portati al campo di concentramento di Bolzano, che serviva da smistamento per le varie destinazioni finali dei deportati. Il 14 dicembre 1944 vennero caricati su un treno con destinazione Mauthausen. Moriranno a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro nel marzo 1945.