Ground Music Festival 2018
Dalla terra, le sue armonie: ci siamo, si riparte. Torna il Ground Music Festival. Seconda edizione e formula rinnovata: non più due weekend consecutivi, ma una quattro giorni concentrata in un solo fine settimana. Sempre tra i vigneti e le colline della Franciacorta, da giovedì 21 a domenica 24 giugno, con la direzione artistica del trombettista Gabriele Mitelli, anche se - altra novità - la quattro giorni di eventi e di musica si aprirà con una puntata nella Bassa.
A Orzinuovi, nel cortile del convento delle Madri Canossiane, che giovedì 21 ospiterà il concerto di apertura di questa seconda edizione, organizzato in collaborazione con il No Silenz Festival di Cigole. Sul palco il quartetto Frontal del pianista fiorentino Simone Graziano, tra le formazioni di punta del nuovo jazz italiano (già due i dischi all'attivo, entrambi usciti per Auand: “Frontal” e “Trentacinque”). Con Dan Kinzelman al sax tenore e al clarinetto basso, Gabriele Evangelista al contrabbasso e Stefano Tamborrino alla batteria, la band si muoverà come sempre tra le immancabili suggestioni di matrice rock e i doverosi rimandi alla New York di Time Berne e Steve Coleman, miscelando il tutto con visionario coraggio e irresistibile freschezza.
Il giorno dopo, venerdì 22, il Ground Music tornerà invece a casa, in Franciacorta. Per l'esattezza a Monticelli Brusati, nei meravigliosi spazi messi a disposizione dall'azienda agricola Lo Sparviere. A esibirsi gli Angles 9, formazione svedese che è tra le band più incredibili e stimolanti emerse non solo a livello continentale negli ultimi dieci anni, e che nelle sue fila annovera alcuni dei migliori talenti del jazz scandinavo ed europeo. A guidarla il sassofonista Martin Küchen, vera e propria icona dell'improvvisazione più libera e scapestrata. La musica? Un po' di Africa, un pizzico di Balcani, free quanto basta, un'abbondante spolverata di Mingus e tanta, tanta energia.
Si resta a Monticelli Brusati anche per la serata di sabato 23, con il vigneto dell'azienda agricola Il Pendio a fare da sfondo all'incontro tra Peter Brötzmann e Hamid Drake. Che nasce da una lunga, lunghissima frequentazione. Scandita da quasi trent'anni di incroci e scambi, di esibizioni, dischi e progetti condivisi tra il padre nobile della via europea alla libera improvvisazione, il sassofonista radicale per antonomasia, modello di resistenza e di dedizione per almeno tre generazioni di avventurieri, e il batterista che meglio di chiunque altro, partendo dalla Chicago della great black music e dalla New York della scena loft, ha saputo fare propria e reinventare la lezione di Elvin Jones, Ed Blackwell e Billy Higgins. Due giganti, insomma. Uno di fronte all'altro; senza filtri, senza mediazioni. Un evento unico e imperdibile. A seguire il solo di Alessandro Asso Stefana, mago delle sei corde bresciano che, oltre a guidare il trio Guano Padano, è il chitarrista di fiducia di Vinicio Capossela, da anni ormai, e di Pj Harvey, al fianco della quale di recente è stato impegnato in un lunghissimo tour mondiale. Tra i filari sarà possibile ammirare una piccola mostra degli scatti del fotografo Luciano Rossetti. Prima del concerto la presentazione del libro “Assoli di china” di Flavio Massarutto.
Infine, domenica 24, la giornata di chiusura, scandita da due eventi. Il primo al mattino, nella chiesa di San Michele di Ome. Tra le cui navate prima il sassofonista napoletano Antonio Raia presenterà il suo progetto in solo, Asylum (finito su disco di recente grazie all'etichetta portoghese Clean Feed), al quale seguirà l'esibizione di Peter Brötzmann. Per il quale la dimensione del solo è da sempre centrale. Un viaggio al centro del suono iniziato nel 1976, con l'epocale Solo, uscito ovviamente per la tedesca FMP. Da allora una manciata di pubblicazioni a scandire le tappe del percorso (dal bellissimo 14 Love Poems al più recente Lost & Found) e decine di concerti. Sax contralto, tenore, baritono, clarinetti e tarogato i ferri del mestiere, in un gioco di rimandi introspettivi e ammirevole rigore che non può lasciare indifferenti. Perché levando il resto quel che rimane è puro Brötzmann: lacerante, doloroso, perfetto e tagliente. In serata ci si sposterà invece a Rodengo Saiano, nel cortile dell'Alberodonte. Due i concerti: quello del duo americano Trapper Keeper, formato da Marcello Benetti (batteria, percussioni e voce) e da Will Thomson (tastiere, basso e voce) e quello del duo di musica elettronica Énérves, al secolo Giulio Nocera e Renato Grieco. Prima però la presentazione del libro “Suoni a margine” di Nicola Di Croce.
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