Il fu Mattia Pascal in scena al Sociale
Ma cosa corrisponde a un semplice nome proprio? È questa la domanda alla quale intende rispondere il protagonista del romanzo di Pirandello, che così inizia il suo viaggio attraverso i vari modi d’apparire di se stesso a se stesso ed agli altri, tra gli intrighi e le convenzioni di una vita moltiplicata all’infinito che ci impedisce di capire chi siamo veramente, alla ricerca della propria vera identità attraverso mille morti e rinascite.
La riduzione in commedia compiuta da Tato Russo tralascia la tecnica della narrazione, propria del romanzo, e trasferisce ad una dimensione teatrale il racconto. Liberandosi così dal rischio di una proposta troppo vincolata alla struttura letteraria, Tato Russo fa propria la materia del testo per riscriverla in un linguaggio drammaturgico affine al Pirandello scrittore per il teatro, alla maniera che avrebbe operata lo stesso autore del romanzo nel momento in cui avesse scelto di trasferirla in commedia. Il romanzo sembra così recuperato e acquisito al repertorio delle commedie del Nostro in modo definitivo.
Mattia Pascal è Tato Russo nel doppio ruolo di Mattia Pascal e di Adriano Meis, ma anche gli altri personaggi che concorrono alla sua vicenda si rincorrono nella storia, interpretata così dagli stessi attori in identità e personaggi diversi, quasi a scegliere di non chiarire affatto, nello spettro delle rassomiglianze, la distinzione tra i vari aspetti della realtà. Mattia e i suoi coinquilini della storia muoiono tutti per rincontrarsi identici nella storia di Adriano Meis e rivivere poi in quella nuova di Pascal.