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La pioggia stende la Fiera, tra bave di lumaca e stracci in bamboo

Chiude i battenti la Fiera di San Faustino versione 2015: un'edizione da dimenticare per tanti, alcuni ambulanti chiedano si possa fare un bis. Sotto la pioggia infatti meno di 80mila visitatori

Sarebbe potuta essere un’edizione (quasi) da record. Le oltre 600 bancarelle, i 200mila visitatori annunciati, la Fiera di San Faustino che una volta tanto cade di domenica. E invece ci ha pensato la pioggia battente a smorzare i toni entusiastici dell’appuntamento per eccellenza dell’inverno bresciano, che ancora oggi non perde il fascino da ‘fiera di una volta’.

E per non essere da meno anche gli ambulanti, arrivati da tutta Italia e anche oltre, non hanno perso occasione per esibire il meglio della creatività contemporanea. Stand gastronomici a parte sono le bancarelle quelle del di tutto un po’ ad attirare la curiosità dei numerosi passanti quotidiani, in ogni caso grandi numeri perché nonostante la pioggia sono arrivati in circa 80mila.

Si passa allora dal moderno robottino che pulisce casa senza far rumore ai più classici panni tuttofare asciuga tutto e tutto splende, compreso l'originale in fibra di bamboo, "ecologico biodegradabile antibatterico e superassorbente". Miracolosi e avveniristici oggetti da cucina, pentole a cui non si attaccano nemmeno le pietanze più ostiche, spremiagrumi a ranghi ridotti senza bisogno di tagliare il frutto, improbabili fornelletti da trasferta che cuociono come quelli di un ristorante, il classico tritaverdura ormai vero must della manifestazione, e pure in due versioni, quella ‘completa’ e quella ‘lite’, più economica.

Come ogni anno non mancano i classici ma neppure le novità. E così il premio al creativo sicuramente toccherà all’ambulante che offriva una crema alla bava di lumaca, per combattere le rughe, per non parlare degli attrezzi vari all’ultimo grido che vanno dal bastone tagliarami - "da quest’anno ancora più facile da usare" - o quegli spazzoloni da capelli che garantiscono perenne morbidezza e mai un nodo.

Tra gli imperdibili dell’enogastronomia ovviamente il vin brulè, gestito anche quest’anno da vari gruppi di Alpini, oltre ai panini con salamina, cipolla e peperoni, o la più ‘esotica’ porchetta. Si intravedono le prime bancarelle etniche, in fondo anche questa è una città che non si ferma. Di standard in standard come in un accordo segreto si stabilizzano anche i prezzi, cibarie e bevande escluse.

Dieci euro, non uno di meno (ma volendo qualcuno in più), per acquistare i tre panni magici o la spazzola multiuso. E così, tra i mormorii di chi voleva portare a casa qualcosa e invece è rimasto solamente bagnato in testa, scorre veloce la Fiera di San Faustino, con il suo richiamo inevitabile al passato e la sua corsa faticosa per stare dietro al presente, chissà forse anche al futuro.

Ma la tra le botteghe ambulanti con il sorriso un po’ distorto non manca chi le maniche se le vorrebbe già rimboccare, magari ancora a Brescia, magari con una Fiera-bis, ovviamente su scala ridotta, un’altra domenica ma quando splenderà alto il sol. Perché volenti o nolenti il bilancio è tutt’altro che positivo, e i commenti si sprecano, fino ad arrivare al bilancio finale: “La peggior Fiera degli ultimi anni”.

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