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Economia

Brescia in zona gialla, riaprono 7mila attività

Bar e ristoranti aperti fino alle 18, ma palestre, cinema, teatri, piscine e luoghi di cultura rimangono chiusi

Una "Santa Lucia" da ricordare per bar e ristoranti, che riaprono dopo oltre un mese di chiusura (con la sola possibilità di effettuare servizio d'asporto o domicilio). In totale - ha calcolato Coldiretti - saranno circa 7mila gli esercenti che oggi alzano la serranda. Di contro, rimangono chiusi palestre, cinema, teatri, piscine, sale da scommessa e luoghi della cultura (ad esclusione delle biblioteche). 

Se tanti sono sollevati, almeno in parte, per la riapertura, non c'è da stare troppo allegri per le perdite subite: questo nuovo lockdown avrebbe provocato perdite per almeno 130 milioni di euro all'intero settore provinciale, pari a circa 26 milioni di euro a settimana. Anche per questo, le associazioni di categoria invitano a supportare produttori legati al settore dell'accoglienza turistica e tutti gli esercenti della ristorazione. 

La Lombardia – spiega la Coldiretti – è la regione italiana con il maggior numero di locali per il consumo di cibo e bevande fuori casa. A livello provinciale, il primo territorio è quello di Milano con oltre 18mila esercizi, seguono Brescia con circa 7mila, Bergamo con più di 5mila, Varese con quasi 4.000 mila locali, Monza e Brianza oltre 3 mila, Pavia e Como con circa 3mila, Mantova con circa 2.000, Cremona con 1.700, Lecco con circa 1.400, Sondrio con 1.100 e infine Lodi con poco meno di 1.000 esercizi dedicati alla ristorazione.

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si sono fatti però sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. A pesare sono state anche le limitazioni a carico delle oltre mille aziende agrituristiche con attività di ristorazione che si trovano in grande difficoltà quest’anno per le misure di contenimento già adottate e il crollo del turismo.

Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy.

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