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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

UBI Banca, 1500 esuberi entro il 2015: «Tagli previsti per 115 milioni»

Una 'fresca' ondata di licenziamenti che presto colpirà anche il terzo gruppo bancario italiano, nelle filiali e nelle sede di tutto il Paese, Brescia compresa. Ma una soluzione c'è, i sindacati al lavoro per "limitare i danni"

Sono circa 1500 gli esuberi previsti dal gruppo UBI Banca per quello che a conti fatti è un anticipo del nuovo piano industriale, un piano di riorganizzazione che coinvolgerà tutto il Paese e che sembra naturale seguito alla recente riforma Fornero, oltre che all’evidente stagnazione del capitalismo italiano e, in parte, anche europeo. L’ampio spettrografo dei prossimi licenziamenti dovrebbe colpire, in forma minore, anche le filiali e le sedi bresciane: “Si tratta di un problema generale di redditività – racconta a BresciaToday Mauro Pedroni della CGIL – a cui UBI Banca farà fronte con un deciso taglio delle spese. Tagli che dovrebbero interessare anche i dirigenti, e non solo i dipendenti”.

Primi segnali dovrebbero arrivare dal taglio dei compensi, e una nuova “razionalizzazione nell’organizzazione dei servizi” che porterà dunque a un raggruppamento delle funzioni. Dalle 160 attuali (con tanto di responsabili e relativi vice) si potrebbe arrivare a 80, la metà esatta. “Ma la cosa che ci preoccupa davvero, e che abbiamo contestato fin da subito – continua Pedroni – riguarda il piano originario presentato circa un anno fa, con azzardate previsioni sulla positiva crescita del PIL italiano. Siamo convinti che tutti già sapevano della recessione, e che quel piano è stato solo un bel biglietto da visita da mostrare ai mercati”.

Un piano già rivisto, di sei mesi in sei mesi, a cui va aggiunto il modello distributivo di cui si era raggiunto accordo un paio di anni fa. Un lavoro continuo, di elaborazione in rielaborazione, che segue per forza di cose le dinamiche del sistema-Paese, “un Paese che non cresce da anni”, una crescita zero (o forse anche meno) che non può che avere “ripercussioni sull’economia, sull’industria e quindi anche sulle banche”. Tanto che gli esperti sprecano previsioni sull’arrivo di affamati investitori stranieri, pronti a investire sulle banche italiane dalla capitalizzazione in costante riduzione.

“Un discorso che vale per il sistema bancario – ancora Pedroni – ma che per UBI Banca è totalmente privo di fondamento. UBI è una banca popolare, sono i soci che decidono: e ogni socio vale un voto. Certo, in termini di capitalizzazione le cose non sempre vanno benissimo, ma il gruppo UBI rimane comunque il terzo gruppo bancario italiano. Sicuramente non per meriti propri, ma per meriti altrui. Senza dimenticare le ‘bastonate’ subito nei trading del 2008, e l’immediata ritirata. Anche le dimensioni aiutano, la valenza di gruppo domestico ha permesso a UBI di resistere di più, di essere meno esposto”.

Una soluzione alla prossima carrellata di esuberi in effetti potrebbe già esserci. Nella totalità del gruppo, 1600 dipendenti che passerebbero al part-time, e circa 800 in uscita anticipata con il fondo per gli esuberi finanziato dalla banca stessa. “La logica purtroppo è diversa – conclude Pedroni – entro il 2014 si vogliono tagliare i costi per almeno 115 milioni di euro. La soluzione esiste, ma sarà davvero difficile, se non impossibile. Dobbiamo essere pronti e organizzarci, e continuare a lavorare insieme per risolvere i problemi, e limitare i danni”.

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