L'azienda tira dritto, chiusura e licenziamenti: lavoratori in sciopero
Braccia incrociate alla Husqvarna di Lonato
Lavoratori in sciopero alla Husqvarna di Lonato, l'azienda gardesana per cui la proprietà – multinazionale svedese da 4,7 miliardi di euro di fatturato nel 2021, e oltre mezzo miliardo di utile – ha già annunciato la chiusura attivando, contestualmente, la procedura di licenziamento collettivo per tutti e 24 i dipendenti. Braccia incrociate lunedì, per tutto il giorno, per gli operai, gli impiegati e i commerciali dello stabilimento che dagli anni Ottanta produce lame e dischi per il taglio di marmo e granito.
“Abbiamo incontrato i rappresentanti dell'azienda insieme ai delegati della fabbrica – ha spiegato Monica Serra della segreteria provinciale della Fim Cisl, sindacato maggioritario in azienda e impegnato nella lotta di difesa dei lavoratori locali – e ci è stato detto che la produzione è ormai obsoleta, e non verrà delocalizzata. Ma il giorno seguente, invece, ci è stato riferito che verrà spostata in Grecia. E' una presa in giro”.
Quali prospettive per i lavoratori
La stessa Husqvarna ha reso noti in queste settimane i numeri del bilancio 2021: come detto fatturato di 4,7 miliardi, in aumento del 12%, utile da oltre 500 milioni e “anno da record” scritto nero su bianco sul comunicato stampa. Ma quali sono le prospettive per i lavoratori di Lonato? “Abbiamo chiesto all'azienda di ritirare la procedura di licenziamento – continua Serra – ma stiamo anche lavorando all'ipotesi peggiore, e quindi per ottenere il migliore accordo possibile per i dipendenti, dalla cassa integrazione straordinaria alla Naspi alla buonuscita, e un piano formativo per il reinserimento nel mercato del lavoro”.
La rabbia dei 24 dipendenti
Si stagliano nubi fosche sul futuro della Husqvarna: “Siamo preoccupati e arrabbiati – hanno detto gli operai al picchetto di lunedì – perché questa storia ci ricorda lo stabilimento di Valmadrera, provincia di Lecco, che ha chiuso 2 anni fa lasciando a casa più di 80 lavoratori. Qua da noi il lavoro non manca: di solito all'inizio dell'anno avevamo ordini per 600 lame, quest'anno sono più di 2mila. Alcuni di noi sono in servizio da 34 anni, gestiamo noi la produzione, i rapporti con i clienti, l'assistenza. I proprietari non li abbiamo mai visti, e anche gli amministratori locali è da prima del Covid che non si fanno vedere. E invece noi ci siamo sempre stati”.