Fatturato record e investimenti milionari: così ripartono le Fonderie Ariotti
Solo nel 2019 sono previsti investimenti per circa 3 milioni di euro: il bilancio 2018 si chiude con una crescita del fatturato del 14%
Un piano di investimenti di quasi 3 milioni di euro, e solo per l'anno in corso, per le Fonderie Ariotti di Adro – storico brand bresciano di settore, fondato addirittura nel 1910 – che hanno chiuso il 2018, tra l'altro, con crescite considerevoli per quanto riguarda il fatturato e il margine operativo lordo (ebitda), e il risultato operativo (ebit) che quasi raddoppia rispetto all'anno precedente.
Lo scrive il Giornale di Brescia: le Fonderie Ariotti nel 2018 hanno registrato ricavi per 28,8 milioni di euro, tre milioni e mezzo in più sul 2017, in crescita del 14%. Bene anche il margine operativo lordo, a quota 4,8 milioni (erano 4 milioni l'anno precedente) e il risultato operativo, che sfora quota 1,2 milioni (erano 700mila nel 2017). Crescono anche gli utili, da 450mila a circa mezzo milione di euro.
Gli investimenti
Il capitolo investimenti: solo nel 2019 si prevedono 3 milioni di euro complessivi. Circa un milione sarà investito per la realizzazione del nuovo centro verticale di tornitura e fresatura, con tornio Carnaghi (dalla portata di 30 tonnellate) e diametro e altezza tornibili di 2800 e 2800 millimetri: “Saremo il primo e unico polo tecnologico italiano – fanno sapere dalle Fonderie Ariotti – in grado di fondere, lavorare e certificare con macchina di misura questa particolare produzione, nel settore eolico”.
Altri 800mila euro serviranno per completare i nuovi laboratori di ricerca e gli uffici tecnici e commerciali: stessa cifra (800mila euro) anche per installare il nuovo manipolatore di sbavatura Clansmann, che andrà a sostituire alcune delle attuali cabine di sbavatura, con una potenza al mandrino di 75 kW.
Per la cronaca, è notizia di questi giorni anche la conclusione anticipata del “rapporto” di joint venture intrapreso solo un anno fa con la Vdp Fonderia di Padova, per motivi sia “strategici” che “economici”.