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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Così il governo metterà più debito pubblico nelle tasche degli italiani

Le previsioni economiche per l'Italia sono positive, ma solo a patto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza venga attuato. Per come vanno le cose sarà molto difficile accada. I dati di crescita sono drogati dal Pnrr, ma se l'economia va male bisognerà fare nuovo debito e trovare nuovi fondi: il governo li vuole dai risparmi degli italiani

Nessuna scappatoia: il Pnrr è legato a doppio filo al futuro dell'Italia. I dati sulla crescita economica sono buoni e pemettono di guardare con meno paura al debito pubblico, arrivato a un nuovo massimo storico. Ma potrebbe essere tutta un'illusione. I ritardi del Pnrr sono noti e l'avanzamento della spesa va a rilento: dal Piano nazionale di ripresa e resilienza dipendono i due terzi della crescita futura da qui fino al 2026 e alla luce dei problemi sull'attuazione, le buone previsioni sull'economia sembrano ottimistiche. Per questo motivo è probabile che lo Stato cerchi ancora più soldi sui mercati: uno degli obiettivi del governo Meloni è reperire i fondi dai risparmi accumulati dagli italiani nei conti correnti e mettere nelle loro mani sempre più debito pubblico. Al momento vale circa 47mila euro a testa. 

Il Pil italiano cresce se

Le previsioni di primavera della Commissione Europea - Spring 2023 Economic Forecast -, dicono che nel 2023 l'economia italiana crescerà dell'1,2 per cento, un dato più alto del previsto e superiore a quello delle due economie più grandi in Europa, cioè Francia e Germania. L'ultima previsione della Commissione è migliore rispetto a quella precedente fatta in inverno. Per l'anno prossimo, il 2024, le previsioni per l'Italia sono ancora buone - +1,1 per cento rispetto al 2023 -, ma la percentuale di crescita sarà la più bassa stimata tra i 27 Paesi dell'Ue insieme alla Svezia.

La mappa sulle previsioni economiche della Commissione Europea per l'Italia: la crescita del Pil è legata al Pnrr che però ha notevoli ritardi

La mappa sulle previsioni economiche della Commissione Europea

Per la Commissione, la crescita migliore del previsto nel 2023 è legata alla "spinta" dei fondi del Pnrr, ma per essere mantenuta richiede "uno sforzo costante" nel tempo. Il legame stretto tra attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e un Pil migliore è stata certificata anche dalla Corte dei Conti: per i magistrati contabili il Pnrr vale due terzi della crescita economica italiana da qui fino al 2026.

Anche gli economisti del Fondo monetario internazionale hanno sottolineato che "Sebbene siano possibili sorprese positive nel breve termine, i rischi al ribasso dominano le prospettive di crescita", e propongono "una completa e tempestiva implementazione del Pnrr". Il problema è proprio questo: l'avanzamento del Pnrr non va come dovrebbe.

I ritardi del Pnrr, un problema anche per il debito pubblico

L'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è in ritardo. Finora l'Italia ha ricevuto dalla Commissione Europea quasi 67 miliardi di euro, ma la richiesta di pagamento della terza rata da 19 miliardi di euro è rimasta in sospeso per cui l'Italia doveva presentare delle modifiche entro il 30 aprile. Visti i ritardi, si guarda già con preoccupazione alle scadenze per ricevere la quarta tranche di pagamenti da 16 miliardi.

Perché l'Italia non riesce a spendere i soldi del Pnrr

Nel Documento di economia e finanza 2023, il Governo ha già abbassato di 1,5 punti percentuali la crescita economica che darebbe il Pnrr da qui fino al 2026. "Pesa su questa revisione il ritardo con cui è iniziata l’attuazione al Piano, che finora ha portato a un impegno di risorse minore di quello annunciato", si legge nella relazione dei Corti dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica.

Costi extra e da pagare fino al 2052, ma il Pnrr conviene ancora: ecco perché

Questi ritardi impattano anche sul debito pubblico e sulle modalità con cui il Ministero dell'economia e delle Finanze vuole sostenerlo. In precedenza, il Dipartimento del Tesoro aveva programmato il calendario delle emissioni dei titoli di Stato - con cui lo stato finanzia il debito -, prevedendo che il governo avrebbe incassato i 35 miliardi del Pnrr, tra terza e quarta rata. Ma questi soldi ancora non ci sono e le stime confermano che il benessere economico del Paese è legato a riforme e investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Bisognerà fare nuovo debito.

Il debito pubblico nelle tasche degli italiani: 47mila euro a testa, per ora

A febbraio 2023 il debito pubblico italiano ha toccato il livello più alto di sempre: 2.772 miliardi, circa 47mila euro a testa. La maggiore crescita economica degli ultimi anni ha però permesso di ridurre il rapporto Debito/Pil, previsto nel Def al 142,1 per cento del Pil nel 2023, il secondo valore più alto nell'Eurozona dopo la Grecia. In prospettiva il rapporto diminuirà, ma non abbastanza: secondo gli ultimi documenti programmatici presentati alla Commissione Europea, il debito italiano supererà quello greco nel 2026. 

Il debito pubblico italiano nel 2023 ha toccato un nuovo record e nei prossimi anni potrebbe superare quello della Grecia, il più alto dell'Unione Europea

Il debito pubblico in percentuale del Pil: quello italiano è il secondo più alto dell'Unione Europea (Fonte: Eurostat)

A lungo termine, si prevede che il rapporto torni a crescere a causa dell'invecchiamento della popolazione italiana. Nell'immediato, la crescita economica post covid sta migliorando le cose, ma senza l'aumento del Pil il rapporto crescerà ancora e se aggiungiamo i risvolti dei ritardi del Pnrr è chiaro che sarà ancora più difficile abbassarlo. Il governo ha una strategia, di cui spesso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti parlano: mettere il debito nelle mani degli italiani. 

Nel 2026 il debito pubblico dell'Italia supererà quello della Grecia

"Vogliamo ridurre la dipendenza dai creditori stranieri, aumentando il numero di italiani e residenti in Italia che detengono quote di debito: l'unica strada per rendere sostenibile un debito elevato come il nostro è la crescita economica, non le politiche di cieca austerità viste negli anni passati", diceva Giorgia Meloni in un'intervista al Sole 24 Ore. 

Ma da chi è detenuto il debito pubblico italiano? La mappa di chi paga i titoli di stato italiani è cambiata parecchio negli ultimi anni per motivi diversi, tra andamento economico e politiche monetarie della Banca centrale europea. A gennaio 2023, il valore dei titoli di stato detenuti da famiglie e imprese ha raggiunto la cifra record di 213 miliardi di euro, aumentando della quota del debito pubblico detenuta dagli investitori privati italiani sul mercato, passata da poco più del 6 per cento degli anni precedenti al 9 per cento.

Chi detiene il debito pubblico in Italia: nel grafico della Banca d'Italia famiglie e imprese hanno raggiunto il 9 per cento dello stock

Chi detiene il debito pubblico in Italia: famiglie e imprese hanno raggiunto il 9% dello stock

Le scelte del Mef hanno indirizzato questi risultati, grazie alle aste dei Btp Italia dedicate a risparmiatori con cui lo Stato prende in prestito denaro dai propri cittadini. Il governo Meloni vuole continuare su questa strada, anche perché lo spazio ci sarebbe. Durante la Pandemia i risparmi degli italiani sono cresciuti e attualmente i depositi bancari delle famiglie superano di poco i 2mila miliardi di euro: un aiuto "sovrano" per finanziare le politiche del governo in una congiuntura economica che potrebbe non essere favorevole. Solo nel 2023 il governo di Giorgia Meloni ha previsto un aumento del debito di quasi 8 miliardi di euro tra il 2023 e il 2024 per finanziare il taglio del cuneo fiscale.

Bello il taglio del cuneo fiscale: peccato che lo paghiamo noi

E anche se previsti al ribasso, inflazione e aumento dei tassi di interesse della Banca centrale europea impatteranno ancora in negativo non solo sui conti dello Stato ma anche sui risparmi degli italiani. Se poi le previsioni sulla crescita si riveleranno davvero troppo ottimistiche come si teme, il governo dovrà fare altro deficit e avrà bisogno di indebitarsi, ancora, sui mercati: a quel punto non farà differenza se i soldi arriveranno dall'Italia o dall'estero, purché arrivino.

Fonte: Today.it

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