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A2A, debito a 4,7 miliardi: nuovi soci per finanziare investimenti

Ranci, Presidente del CdS: "Siamo intorno ai 4,7 miliardi che però, con un margine operativo lordo di 1 miliardo, dà un rapporto non tanto buono. In tempi di crisi non possiamo permettercelo"

A2A, gravata da un debito di 4,7 miliardi di euro, potrà procurarsi le risorse per finanziare gli investimenti attraverso "varie ricette", attualmente in fase di studio nell'ambito del nuovo piano industriale.

"Una è quella di vendere cose non strategiche e qui si può fare ancora qualcosa" ha detto Pippo Ranci, presidente del consiglio di sorveglianza, intervenuto con il suo omologo Graziano Tarantini in audizione presso la commissione bilancio del Comune di Milano. L'altra strada possibile è quella di far "intervenire azionisti non nella capogruppo", dove diluirebbero i Comuni azionisti, "ma in singoli progetti o in singole società".

Ranci e Tarantini hanno parlato del debito di A2A come del principale problema della multiutility. "Siamo intorno ai 4,7 miliardi che però, con un margine operativo lordo di 1 miliardo, dà un rapporto non tanto buono. In tempi di crisi non possiamo permettercelo" ha spiegato Ranci. "Questa - ha poi aggiunto - è la principale causa dell'andamento del titolo, che è andato molto male negli ultimi 12-15 mesi". Anche Tarantini ha spiegato che la "necessità di ridurre una posizione finanziaria netta elevatissima" rappresenta uno degli obiettivi del piano industriale, su cui i due presidenti hanno tenuto le carte coperte, assieme alla "scelta di dove riallocare il capitale" sulla base dei rendimenti attesi e del profilo di rischio.

"Dovremo ridurre il debito e portarlo su parametri più sostenibili", ha aggiunto. Oltre che sul debito, le domande di alcuni consiglieri si sono soffermate sull'investimento in Montenegro e sulla ventilata creazione di un polo ambientale con sede a Brescia, punto sul quale in diversi interventi è stata espressa preoccupazione, in particolar modo per il fatto che Milano potrebbe perdere presa sull'Amsa e sulle sue attività nella termovalorizzazione. "Ne stiamo discutendo, dobbiamo prospettare qualcosa di più importante per l'azienda" ha risposto Tarantini sul tema della valorizzazione delle attività ambientali, glissando sul futuro di Amsa, sulla sede e sul perimetro dell'eventuale nuovo polo.

Poche indicazioni anche sul Montenegro: "stiamo cercando di rendere il più interessante possibile quell'investimento, discutendo gli accordi, le tariffe e il perimetro" ha detto Tarantini. "Il Montenegro - ha sottolineato Ranci - ha avviato il negoziato per il preaccesso alla Ue e questo significa che ci stiamo muovendo verso un'economia con norme più affidabili".

In ogni caso, al di là dei nodi che dovranno essere sciolti dal piano industriale atteso a novembre, Ranci ha parlato di una gestione industriale che - pur in una "situazione drammatica per il mercato elettrico - tiene le posizioni. "Stiamo andando discretamente, contiamo di chiudere l'anno abbastanza bene" con risultati che, al netto delle partite straordinarie che hanno pesato sul 2011, dovrebbero essere abbastanza "in linea" con lo scorso esercizio.
 

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