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Economia

Crisi e lavoro: Brescia tra le 22 peggiori province italiane

I dati del Sole 24 Ore sulla crisi economica italiana: la provincia di Brescia tra le 22 peggiori città italiane. Disoccupazione in crescita, a quota 8.4%: più di 130mila persone senza lavoro, la denuncia della CGIL

Brescia al 22mo posto nella graduatoria della crisi, stilata dal Sole 24 Ore sulla base di 110 città italiane. E se Viterba e Latina stanno peggio (magra consolazione) le città lombarde e del Nord in generale si piazzano in fondo alla classifica, segno che la crisi, anche se non è passata, ha colpito di meno: Milano al 94mo posto, Verona al 96mo, Mantova al 100mo.

Dieci i punti presi in esame dal quotidiano finanziario milanese. Dalla casa ai laureati, dai depositi in banca ai farmaci. Passando per i beni durevoli, il tasso di disoccupazione, le automobile e il reddito procapite. In questo Brescia si piazza al 29mo posto, al -7.6%. Da oltre 28mila euro a testa a poco più di 25mila.

Lontanissima da Milano, dove invece i redditi crescono del 12%. Ma i conti vanno fatti con l’oste: anche a livello globale i ricchi si sono arricchiti, i poveri si sono impoveriti. E la quota di lavoro dipendente, un tempo definita forza lavoro proletaria, a Brescia è ancora una quota considerevole.

Male anche la disoccupazione, cresciuta di cinque punti (nel 2013 a quota 8.4%) e che in tutta la provincia significa oltre 130mila persone senza lavoro. La prospettiva può migliorare, ipoteticamente, se si pensa che almeno nella graduatoria dei laureati Brescia sta al 61mo posto, poco oltre la metà.

Sul tema del lavoro, pochi giorni fa, anche l’intervento di Silvia Spera, della segreteria provinciale della CGIL. “I dati sulla disoccupazione non vengono utilizzati né nelle analisi né nelle azioni – ha spiegato – Una sorta di rimozione collettiva di fronte alla disoccupazione così estesa”.

“Il dato della disoccupazione – conclude – viene utilizzato esclusivamente come clava per proporre l’abbassamento dei diritti e dei salari per coloro che hanno il lavoro, e non affrontano i nodi strutturali necessari per rilanciare in termini produttivi la nostra provincia, per creare lavoro dignitoso”.

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