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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Caro bollette: serre vuote nel Bresciano, a rischio la produzione di ciclamini e primule

Florovivaisti in ginocchio, i costi per l'energia una zavorra troppo pesante

In primavera vedremo i primi effetti concreti del caro bellette. Il nuovo, ennesimo, allarme per la stangata che dovremo affrontare nei prossimi mesi arriva dai florovivaisti bresciani, che ammettono essere a forte rischio la produzione di ciclamini e primule. 

«L’impennata dei costi energetici ha un impatto pesante sulle produzioni in serra – conferma Fausto Dester, floricoltore bresciano e presidente Associazione Florovivaisti di Brescia – in particolare in questo momento sono a rischio quelle di ciclamini e primule, oltre che delle piante verdi da interni che è diventato molto oneroso riscaldare. Solo poi vedremo  quali effetti i rincari in bolletta avranno sulle produzioni di inizio primavera».

«I rincari dell’energia ci preoccupano molto perché si vanno ad aggiungere agli aumenti che stanno colpendo in maniera generalizzata le materie prime necessarie a produrre – afferma Nada Forbici, floricoltrice di Desenzano del Garda e presidente Assofloro – una situazione che pesa sulla programmazione della prossima stagione e che aggiunge incertezza al periodo già imprevedibile a causa della pandemia. Oltre agli aumenti dei costi energetici oggi subiamo  ritardi e incertezza nella consegna di vasettame e torba, materie prime necessarie per le prossime attività lavorativa». 

Il costo dell’energia – spiega Coldiretti – si riflette su tutta la filiera agroalimentare e oltre alle attività agricole riguarda anche la trasformazione, la distribuzione ed i trasporti. Per le operazioni colturali gli agricoltori – continua la Coldiretti – sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre – continua Coldiretti – l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%).

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