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Prove di bilancio: «La crisi-tsunami ha cambiato le nostre abitudini»

In scena gli ultimissimi atti della strada verso il rendiconto consultivo da approvare entro il 29 aprile. Ieri la Commissione Bilancio ha approvato la delibera, i tecnici comunali: "La crisi, effetto tsunami per gli enti locali"

Meno due settimane, contando i sabati e i festivi, alla definitiva approvazione del rendiconto 2012 da parte del Consiglio Comunale di qualsiasi paese o città d’Italia, e da questo non può esimersi il Comune di Brescia, la legge è la legge, soprattutto quando a spingere non sono più i poteri nazionali ma quelli continentali. Ieri pomeriggio intanto l’apposita Commissione Bilancio ha fatto un altro passo, con quattro voti favorevoli e due contrari (ma attenzione, non sullo 'sperimentale' ma sulla sua delibera), mentre il presidente dell’appunto apposita Commissione, il piddino Fabio Capra, ha salutato i lunghi anni di lavoro da ben 154 riunioni, “un lavoro astioso ma che in fondo è il perno intorno a cui sta in piedi tutta l’amministrazione”, anche se guerra del debito (nazionale) e patto di stabilità (locale) implicano il fatto che anche il 2013 l’avanzo disponibile sarà pari a zero ma proprio a zero, “terribile a dirsi ma chiunque vincerà le elezioni (le comunali sono previste per il 26 e 27 maggio, NDR) dovrà per forza tenerne conto”. La nuova (ma vecchia) legge dell’economia, altro che primato della politica, la legge della doppia T incrociata, una battuta dell’esterno Cesare Giovanardi, “tasse o tagli”.

“Un periodo assolutamente complesso – ha poi spiegato il direttore generale in Loggia Alessandro Triboldi – e che tutti devono riconoscere, lo tsunami della crisi che ha coinvolto tutto il Paese, e soprattutto le amministrazioni locali, mettendo a soqquadro alcune assodate abitudini”. Abitudini di spesa e di bilancio, e allora giusto sottolineare, a scanso di equivoci, che “sarà sempre più difficile far quadrare i conti”, in qualsiasi Comune.

Mani in tasca allora, e al portafoglio, 245 milioni circa di spesa corrente per il Comune di Brescia di cui quasi 140 dirottati in “prestazioni di servizio”, 3 milioni in meno per la spesa relativa al personale, con 114 dipendenti in meno tra pensioni e lavori accessori, straordinari o interinali, 41.9 milioni per i servizi sociali (quasi 5 milioni in meno rispetto al rendiconto precedente), 37.6 milioni per l’istruzione (quasi un milione in meno), 10.5 milioni alla cultura rispetto ai 13 del 2011, quasi 45 per viabilità e trasporti, nota dolente oppure no ma che in generale ha un po’ i riflettori puntati addosso, e il ragioniere capo Alessandro Beltrami richiama prima “il polmone” Brescia Infrastrutture, poi l’incidenza all’indebitamento, “una curva che si alza molto al 2010 ma che poi si standardizza, per i motivi che tutti conosciamo”, e chiamalo pure MetroBus.

rendiconto di bilancio © bresciatoday.it


Dall’opposizione, Claudio Bragaglio e Federico Manzoni ma anche Alberto Martinuz, il coro del dubbio tra il DL 35 (“non solo sblocco crediti”) e il bilancio invece più ‘politico’, “il dato in relazione al programma è davvero sconcertante e conferma il nostro giudizio più che negativo”. Tra i programmi infatti il criptico ‘Migliorare il Comune”, realizzato però al 76.6%, la sicurezza a quota 90 punti percentuali così come l’ambiente e la tutela del cittadino, nonostante il mai sopito caso Caffaro, più bassi i valori dei servizi al cittadino, 57%, o della manutenzione e lavori pubblici (46.7%), ancora peggio la gestione del centro storico e delle opere speciali (26%), in caduta libera (al 25%) le politiche per la casa.

In attesa di un già richiesto documento extracontabile di più facile interpretazione, in vista del Consiglio Comunale del 29 aprile prossimo in cui a quanto pare si discuterà dentro ma anche fuori, ancora Beltrami che richiamando i posteri, “quello che rimane è il bilancio ufficiale”. Altri numeri, la spesa media per dipendente, ovviamente dirigenti compresi, che raggiunge i 42500 euro annui (con IRAP annesso), l’indebitamento locale per abitante che supera i 1031 euro, la spesa d’investimento procapite che invece si assesta a 475, ma al netto dell’impiego di liquidità sono circa 296, e manca ancora la spesa corrente, procapite.

E come in un romanzo che già ci aveva svelato il finale al suo inizio, il tecnico Beltrami prende atto e ripete, con il coraggio che mancava a Paganini, si può parlare e verbalizzare ma “il Governo ha fatto promesse in sede europea, bisogna ‘tirare fuori’ tutto quello che abbiamo, l’Unione Europea non si fida più dei conti italiani”. La nuova (ma vecchia) legge dell’economia, altro che primato della politica.

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