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Economia Torbole Casaglia

Chiusura Invatec, la rabbia dei lavoratori: "Ci hanno traditi e presi in giro"

Gli stabilimenti di Torbole e Roncadelle chiuderanno i battenti entro il 2020, l'annuncio shock giovedì mattina. I lavoratori hanno risposto bloccando la produzione e organizzando un presidio di protesta

Produzione ferma, lavoratori in cortile con le braccia conserte e merci bloccate in magazzino. Dura (e prevedile) la reazione degli oltre 300 lavoratori della Invatec alla notizia shock, comunicata giovedì durante un vertice che si è tenuto all'Associazione industriale Bresciana. La Medtronic, multinazionale americana proprietaria dal 2010 dell'azienda di nicchia del settore medicale, ha annunciato la volontà di cessare le attività (sia quella produttiva che quella di ricerca e sviluppo) negli stabilimenti di Roncadelle e Torbole Casaglia, sede della protesta. Per sempre. La produzion vera e propria verrà trasferita in Messico, il settore ricerca e sviluppo in Irlanda e negli Stati Uniti.  

Una decisione inattesa, un fulmine a ciel sereno per i lavoratori che dopo le diverse tornate di tagli già effettuati dall'azienda - l'ultimo la scorsa estate, con il licenziamento di 122 persone -  credevano di poter stare tranquilli.

 "Il lavoro c'è, i nostri prodotti sono sul mercato e sono di ottima qualità -  spiega Donatella Bernini, Rsu di Invatec Medtronic a Roncadelle - . È una decisione inaccettabile e vergognosa: questa multinazionale ci ha acquisto, ha ristrutturato tagliando di netto il personale: siamo passati da 600 occupati agli attuali 300. Finchè ha potuto ha sfruttato il nostro lavoro e gli ammortizzatori sociali e ora scappa all'estero, solo per guadagnare ancora di più. Siamo solo noi lavoratori a pagare il prezzo di questa scelta scellerata."

Qui Il video integrale dell'intervista 

"Dopo Avere usato i soldi pubblici, la Medtronic scappa all'estero lasciando il disastro sociale sul territorio - ribadisce Ugo Cherubini della Filctem Cgil -:  è una cosa che neanche le istituzioni possono tollerare."

I guai sono cominciati subito dopo l'acquisizione dell'azienda - fondata nel 1996 e specializzata nella produzione di dispositivi per diagnosi e terapie per malattie cardiovascolari-  da parte del colosso americano. I lavoratori e i sindacati avevano sempre cercato una mediazione: per andare incontro alle esigenze della multinazionale alcuni dipendenti avevano pure deciso di ridurre l'orario di lavoro, passando dal tempo pieno al part-time.

"Secondo quanto comunicato dalla multinazionale la cessione comincerà nel gennaio 2019 - afferma Laura Marini di Uiltec Brescia -: quindi tutti gli sforzi fatti in questi anni dai dipendenti, che hanno rinunciato a tanto credendo di avere un futuro, sono stati completamente inutili." 

"La dirigenza non solo ci ha comunicato che cesserà la produzione, ma ci ha raccomandato di garantire la qualità fino all'ultimo pezzo che produrremmo: ci sentiamo traditi e presi in giro da questo atteggiamento insopportabile", conclude Donatella Bernini. 

I lavoratori presidieranno l'azienda 24 ore su 24 "perchè non esca nemmeno uno spillo", la produzione rimane bloccata e per la giornata di venerdì è stato indetto uno sciopero di 8 ore. 

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