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Riforma del lavoro: lettera aperta della CGIL ai parlamentari bresciani

In seguito all'approvazione al Senato della riforma del lavoro voluta dal Governo Monti, la Cgil di Brescia ha scritto una lettera aperta ai parlamentari bresciani: "Che paese vogliamo? - chiede la Camera del Lavoro - A questa domanda la classe politica, anche di questo territorio, dovrebbe rispondere". Di qeguito il testo della lettera

Il 31 maggio il Senato ha approvato con il voto di fiducia il Disegno di Legge sul mercato del lavoro, che ora è passata alla discussione della Camera.

Anche voi Parlamentari Bresciani siete chiamati al voto. Questa discussione non può essere circoscritta nell’ambito delle riservate stanze del Parlamento ma necessita, secondo noi, di una presa di posizione pubblica da parte di ognuno, poiché le scelte che andrete ad operare influiranno pesantemente sulla vita e le condizioni di lavoro di migliaia di lavoratori e lavoratrici Italiani.

La nostra contrarietà al DDL l’abbiamo più volte espressa, insieme a noi le migliaia di lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, che hanno aderito allo sciopero provinciale proclamato dalla Camera del Lavoro di Brescia nella giornata del 17 Aprile 2012 nell'ambito della mobilitazione decisa dalla Cgil nazionale.

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Questa riforma del mercato del lavoro non è una priorità del nostro Paese. Gli investitori esteri saranno interessati ad investire quando i nodi strutturali saranno affrontati:
corruzione, burocrazia e infrastrutture sono mali endemici da affrontare con coraggio e non, come si sta facendo, con lo smantellamento dei diritti e delle tutele dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il DDL non dà risposte alla precarietà, siamo il paese più precario d’Europa. Con questa riforma avremo ancora 46 tipologie di contratti che non vengono eliminati ma solo un poco “regolamentati”.

L’assunto che si predilige il contratto a tempo indeterminato non ha gambe per stare in piedi. Il lavoro precario così regolato sarà il lavoro maggiormente utilizzato, non basta farlo pagare un poco di più, le regole introdotte ne facilitano l’utilizzo da parte del privato e del pubblico.

Gli ammortizzatori sociali introdotti sono sostitutivi di quelli esistenti, non allargano la platea di coloro che ne possono usufruire e diminuiscono tutele come la cassa integrazione per fallimenti, cessate attività e la mobilità per tutti coloro che perdono il posto di lavoro.

Ai parlamentari Bresciani riteniamo necessario ricordare che in questo territorio abbiamo gestito le varie riorganizzazioni industriali utilizzando tutti questi ammortizzatori sociali, dando risposte a migliaia di lavoratori e lavoratrici, salvando realtà industriali che hanno potuto usufruire di questi strumenti nei momenti più difficili per poi ripartire e riassorbire manodopera.

La disciplina sui licenziamenti (Art. 18) è la cornice al disegno di Legge sul mercato del lavoro e mina alla base l'impossibilità di licenziare illegittimamente il lavoratore e la lavoratrice.

Che paese vogliamo? A questa domanda la classe politica, anche di questo territorio, dovrebbe rispondere.

A Dicembre il Parlamento ha votato la manovra sulle pensioni che penalizza coloro che hanno lavorato 40 anni, i lavoratori precoci sul nostro territorio sono tanti.

Questa riforma, introducendo le norme più pesanti d’Europa sull'età del pensionamento, non prevede nessuna gradualità e penalizza le donne impegnate da sempre a sostenere il welfare in questo paese, non dà risposte agli “esodati” che rischiano di rimanere senza pensione e senza lavoro, non dà risposte ai giovani che andranno in pensione a 70 anni e con pensioni da fame.

Oggi la riforma del mercato del lavoro toglie tutele e diritti a coloro che onestamente lavorano e hanno dato un contributo fondamentale alla costruzione di questo paese, i salari sono fermi da 20 anni e in questi anni sono solo cresciuti i profitti.

La tassazione delle rendite finanziarie e patrimoniali darebbe le risorse necessarie per affrontare la situazione di crisi e consentirebbe l'alleggerimento della tassazione sul reddito da lavoro e pensione.

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La discussione in Parlamento sul DDL non è una scelta necessaria ma una scelta politica che indica quale paese vogliamo. I dati Istat parlano di un paese nel quale crescono le diseguaglianze sociali e prevale l'idea del lavoro povero senza valore, con poco salario e senza diritti.

Questa è l'immagine di un paese che non va avanti ma torna indietro e si impoverisce nel suo insieme. Noi questo non lo vogliamo. E voi?

La Segreteria della Camera del Lavoro - Cgil di Brescia
 

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