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Economia

Lago di Garda, spending review: tasse in aumento anche del 60%

Altro che spending review: i Comuni bresciani delle sponde gardesane tagliano (poco) le spese e aumentano (molto) le tasse. Bene Moniga, Manerba, Limone e Salò, malissimo San Felice, Sirmione, Roè Volciano

Sarebbero Moniga e Manerba i Comuni più virtuosi del Basso Garda e dintorni, gli unici che a conti fatti avrebbero applicato in termini reali i dettami della mai dimenticata Spending Review di montiana memoria: con loro, anche se con percentuali differenti, anche le municipalità di Limone e Salò. La stagione dei tagli alle spese, inaugurata nel 2011 quando al Governo ancora c’erano i tecnici, prevede riduzioni mirate anche per la cosiddetta “spesa corrente per abitante”: in parole povere, quanto spendono i cittadini per le funzioni ‘offerte’ dal Comune, l’amministrazione generale, la giustizia, l’istruzione, la polizia locale, la manutenzione di strade e viabilità.

I dati relativi ai rendiconti del 2010 e del 2012 sono stati elaborati da Cesare Giovanardi e dall’associazione ISoldiDiTutti, in un'inchiesta pubblicata sul numero di febbraio de Il Corriere del Garda: a ‘sfogliare’ i numeri Moniga passa in testa, con una spesa corrente procapite che in due anni si riduce del 10,74%, da 1150 a 1027 euro, pur mantenendo un aumento contenuto sulle entrate tributarie, di soli 3,34 punti percentuali; virtuosi anche a Manerba (-6,76%) e Salò (-7,1%), anche se le entrate tributarie aumentano rispettivamente del 20,5 e del 35,8%.

Altri Comuni che hanno effettivamente tagliato solo Limone (-4,38%) e Desenzano (-0,29%), con municipalità come Polpenazze e Calvagese che si mantengono stabili, con spese in aumento ma solo dello 0,9 e dello 0,2%, anche se i tributi crescono eccome, del 30,4 e del 68,1. Tasse locali in aumento un po’ dappertutto, e in doppia cifra: su tutti i Comuni gardesani dell’area Garda Uno spiccano (in negativo) anche Roè Volciano (+61,2%) e San Felice (+57,5%), ma pure Lonato e Gargnano.

Discorso quasi a parte per Sirmione, la cui spesa corrente procapite cresce di quasi 24 punti (da 1214 euro a testa a più di 1500) e in parallelo le entrate tributarie aumentano, in due anni, del 34,76%. Conseguenza diretta, spiega ancora Giovanardi, della crisi che “ha prosciugato le casse dello Stato, che di conseguenza ha ridotto progressivamente il contributo ai Comuni, a breve uguale allo zero”. A compensazione di questi introiti mancati lo Stato “ha costretto i Comuni ad aumentare le tasse locali”: questo, di fatto, “il tanto discusso federalismo fiscale” che a dirla tutto altro non significa che “nuovi prelievi dalle tasche dei cittadini, già stremati dalla tassazione generale”.

Non manca poi una ‘tirata d’orecchie’ a Comuni come Pozzolengo, Puegnago, Soiano e Tremosine che, in barba alla Legge 43 sulla trasparenza, “non hanno pubblicato i dati aggiornati sul sito web” (dati aggiornati al febbraio scorso, NDR). E in Italia non tanti se la passano meglio: se a Brescia città le spese crescono solo del 2% i tributi locali invece aumentano del 55; peggio ancora a Padova (+62,3%) e Verona (+79,3%). Anomalia “a 5 stelle” per la Parma di Federico Pizzarotti: bene i tagli alla spesa corrente (da 1065 euro procapite a 965, -11,8%), malissimo le tasse locali, a quota +132%.

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