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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Storie di crisi: sono quasi 6000 i bresciani al banco dei pegni

Il banco dei pegni bresciano è il secondo in tutta la Lombardia, secondo solo a Milano: quasi 6000 i bresciani che hanno impegnato oggetti di valore in cambio di denaro, in media 930 euro a testa per 4 milioni

Il banco dei pegni bresciano è il secondo in tutta la Lombardia. Ennesimo sintomo di una crisi che non si vuole fermare, e che colpisce anche le famiglie della nostra provincia. I dati raccolti da BresciaOggi si riferiscono al monte di pietà gestito dalla Ubi Banca, nel dettaglio i ‘Monti Riuniti di Credito su Pegno’. Solo nel 2014 sarebbero 5815 i bresciani che avrebbero lasciato in pegno un oggetto di valore in cambio di denaro contante.

Soldi poi utilizzati per la spesa quotidiana al supermercato, per gli imprevisti, per le cure mediche o il dentista, perfino per pagare i libri di scuola ai figli. E Brescia è la seconda città in Lombardia: 4 milioni di euro i ‘prestiti’ erogati, dietro soltanto a Milano (16 milioni) e davanti a Monza (3 milioni).

Di solito sono anelli, oggetti preziosi e pure ricordi di famiglia, che siano collane ereditate o fedi nuziali. Messi al banco dei pegni in cambio di denaro sonante, da restituire con un tasso d’interesse che arriva a sfiorare il 7% annuo. C’è la possibilità di un riscatto, oppure di una vendita vera e propria. E gli oggetti che non possono essere ricomprati rimangono di proprietà del banco, e messi all’asta a Milano.

Prima della crisi la media degli oggetti lasciati in pegno al monte di pietà non superava i 750 euro. Da allora al 2014 la crescita è stata esponenziale: quasi 200 in più, per un valore ‘ad personam’ di circa 930 euro.

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