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Economia

Contratti fasulli e malattie inventate: truffa all’Inps per 300.000 euro

Tre inchieste, due province coinvolte, già 41 persone rinviate a giudizio: prosegue la maxi-inchiesta sulla truffa all'Inps che in tre anni avrebbe fruttato più di 300mila euro. A tessere le fila il ragioniere Maurizio Durici

Altro che Filini e Fantozzi, ufficio sinistri e gite aziendali di poco gusto: qua i soldi si facevano davvero. Una maxi-truffa, e non c’è altro modo per definirla, che si è protratta per almeno tre anni – dal 2012 al 2015 – e ha coinvolto in tutto più di un centinaio di persone, in tre diverse inchieste. In due su tre è già stato chiesto il rinvio a giudizio per 41 persone.

A tessere le fila, comunque tra i volti noti delle operazioni truffaldine, il ragioniere Maurizio Durici, che nel corso del primo interrogatorio avrebbe ammesso di aver “spremuto” l’Inps come fosse “un bancomat”. Grazie a lui si “muovevano” i soldi sporchi, mutuati direttamente dall’Istituto nazionale della previdenza.

Durici in particolare, ovviamente a pagamento, si sarebbe occupato di buste paga false e contratti di lavoro fasulli, di modo che poi la stessa Inps fosse “costretta” a pagare di fronte a malattia, mutua e infortuni. Con il proseguire delle indagini l’accusa ha puntato il dito contro il ragioniere originario di Chiari, ma residente a Capriolo.

Tra Brescia e Bergamo in tre anni sarebbero stati sottratti più di 300mila euro: di questi, quasi 170mila nella nostra provincia. Sarebbero esistite delle società di comodo, create ad hoc e a cui intestare i falsi contratti: Altracom, Domo, Global Edil, Multicoop Service. E sono solo alcune.

In tutto sarebbero state “emesse” 47 indennità irregolari. Il processo continua: l’accusa è di associazione a delinquere, truffa, falso e danni al servizio presidenziale nazionale, oltre ad attività mirate a favorire l’immigrazione clandestina.

Perché anche di questo si sarebbe occupato il ragioniere “tuttofare”: avrebbe “prodotto” documenti appositi per favorire la permanenza in Italia di stranieri extracomunitari, con il “visto” ormai in scadenza, o scaduto.

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