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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Bollette shock, nuovo decreto Draghi: la mappa della "mazzata", i settori più colpiti

Mentre il governo mette a punto per la prossima settimana un intervento di ampia portata per calmierare i prezzi per famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche, ecco quali sono i settori e i distretti produttivi che rischiano più di tutti

Bollette luce e gas, arriva la stangata per le imprese e per le famiglie. Nel primo trimestre di quest’anno le imprese saranno chiamate a pagare, rispetto al 2019 (anno pre-pandemia), ben 14,7 miliardi di euro in più di energia elettrica e gas. Togliendo a questo importo 1,7 miliardi di misure di mitigazione introdotte dal Governo nelle settimane scorse, nel primo trimestre 2022 le aziende dovranno farsi carico di un extra costo pari a 13 miliardi: una vera e propria stangata. E' la stima elaborata dalla Cgia di Mestre, che giudica ancora insufficiente la prossima misura annunciata dall'esecutivo. La situazione è pesantissima.

In queste settimane su Facebook molti cittadini, ma soprattutto imprenditori di vari settori, stanno pubblicando le foto delle ultime bollette, le prime post-aumenti. C’è chi lamenta rincari di spesa che superano il 100% sull’anno prima. Se, ad esempio, una piccola pizzera si ritrova a dover pagare di colpo 5.000 euro invece dei 2.500 di prima, è facile immaginare quale può essere l'impatto del caro energia sulle imprese piccole, medie e grandi.

Il caro bollette

"Certo, il Premier Draghi ha annunciato che l’esecutivo sta mettendo a punto un intervento di ampia portata per calmierare i prezzi delle bollette a famiglie, imprese ed Amministrazioni pubbliche. Pare di capire che questa misura dovrebbe aggirarsi tra i 5 e i 7 miliardi di euro. Sia chiaro, in termini assoluti parliamo di una cifra elevatissima; se confermata, sarebbe comunque del tutto insufficiente a mitigare i rincari che, in particolar modo le imprese, subiranno in questi primi 3 mesi dell’anno", afferma l'associazione degli artigiani di Mestre.

"Abbiamo inteso tutti che nel medio periodo dovremo ridurre la dipendenza dall’estero, aumentare la produzione di gas italiano e proseguire sulla strada degli investimenti nelle fonti rinnovabili. Le imprese, tuttavia, necessitano di misure in grado di calmierare immediatamente il caro bollette: i 5-7 miliardi ipotizzati in questi giorni non sono sufficienti; pertanto non abbiamo alternative. O salviamo le aziende, recuperando le risorse attraverso un nuovo scostamento di bilancio, altrimenti molte saranno destinate a chiudere o, nella migliore delle ipotesi, a ridurre drasticamente gli organici", avverte la Cgia. "Certo, l’obiezione di chi sostiene che siamo troppo indebitati e non possiamo farlo ulteriormente è legittimo. Ma è altrettanto legittimo segnalare che i soldi che risparmiamo, evitando di approvare aiuti importanti, saremo chiamati a spenderli erogando la Cig o l’indennità di disoccupazione a coloro che perderanno il posto di lavoro", conclude l'associazione.

I settori più colpiti

Con aumenti che in alcuni casi sfiorano anche il 400 per cento, i settori energivori sono più a rischio degli altri. Per quanto riguarda il consumo del gas, segnaliamo le difficoltà che stanno colpendo le imprese del vetro, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione di laterizi, la meccanica pesante, l’alimentazione, la chimica etc. Per quanto concerne l’energia elettrica, invece, rischiano il blackout le acciaierie/fonderie, l’alimentare, il commercio (negozi, botteghe, centri commerciali, etc.), alberghi, bar-ristoranti, altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie, etc.).

Anche Tir, pescherecci e agricoltori sono allo stremo. A preoccupare il mondo del lavoro non sono solo i rincari di luce e gas, ma anche quello dei carburanti. Il gasolio per autotrazione, ad esempio, ha subito nell’ultimo anno un aumento di prezzo di oltre il 22 per cento. Molti settori, pertanto, rischiano di doversi fermare: l’autotrasporto, la pesca e l’agricoltura hanno già manifestato grande disappunto per la mancanza di interventi da parte del Governo, avverte la Cgia.

I distretti produttivi che annaspano

Le difficoltà colpiscono molte imprese e conseguentemente anche tanti distretti produttivi che sono il motore dell’economia e dell’export del Paese. Si tratta del cartario di Lucca-Capannori; materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova; metalli di Brescia-Lumezzane; metalmeccanico basso mantovano; metalmeccanico di Lecco; piastrelle di Sassuolo; termomeccanica Padova; vetro di Murano.

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Fonte: Cgia

Impennata dei costi dell'energia: i numeri reali

Impennata dei costi dell'energia a gennaio. Il gas naturale in Europa (TTF Olanda) ha registrato un'impressionante fiammata dei prezzi pari al +660% rispetto al pre Covid. È quanto emerge da un'analisi del Centro Studi di Assolombarda secondo cui l'aumenta brusco del prezzo di materie prime ed energia a gennaio 2022 si riflette con sempre più intensità sulle imprese lombarde e sulle prospettive economiche generali.

Più contenuti, ma sempre rilevanti, gli aumenti delle quotazioni del petrolio (Brent) pari al +31%. Il forte rialzo dei beni energetici, soprattutto del gas, si è trasferito sul prezzo dell'energia elettrica italiana. A dicembre 2021 il Pun (Prezzo Unico Nazionale energia elettrica) in Italia ha raggiunto il picco storico di 281 euro per megawattora (+492% rispetto al valore di gennaio 2020) e a gennaio si attesta sui 224 euro al megawattora (+372%). Anche l'indice delle quotazioni delle materie prime non energetiche continua a crescere a gennaio e raggiunge il +45% rispetto al pre Covid, con forti differenze al suo interno tra le diverse commodity (fonte: Banca Mondiale).

"La situazione legata all'aumento del prezzo di materie prime ed energia è allarmante e rischia di compromettere seriamente la ripresa economica - ha dichiarato Alessandro Spada, presidente di Assolombarda - Per l'industria lombarda non solo stimiamo un costo energetico quadruplicato nel 2022, che passa dai 2 miliardi del 2019 agli 8,3 di quest'anno. Ma la salita dei prezzi si accompagna a problemi di disponibilità e a strozzature nelle catene di approvvigionamento, con quasi il 20% delle manifatturiere del Nord Ovest che segnala ostacoli alla produzione per mancanza di materiali e impianti a fine 2021 (dall'1% un anno prima) e lamenta un allungamento nei tempi di consegna (dal 5%). Ne deriva che le crescenti tensioni sui prezzi si traducono, nel migliore dei casi, in una sensibile compressione dei margini operativi, e, in altri casi, con sofferenze che alcune volte vengono scaricate nei settori più a valle, e spingono al rialzo le aspettative sull'andamento dei prezzi". "Le imprese - conclude Spada - da tempo lanciano l'allarme: è fondamentale agire subito con decisione per contrastare un'emergenza che arriva nel momento in cui il Paese deve assolutamente rilanciarsi a livello internazionale grazie ai fondi del Pnrr".

Andando nel dettaglio sul prezzo di alcune specifiche materie, tra le materie prime ferrose, il prezzo dell'acciaio sperimenta una forte crescita fino a novembre 2021, quando tocca il suo punto di massimo storico per poi diminuire nei mesi successivi. A gennaio, il prezzo dell'acciaio è aumentato del +54% rispetto ai livelli pre Covid. Nel comparto dei non ferrosi, l'alluminio mostra una nuova impennata di prezzo a gennaio 2022, dopo aver evidenziato un deciso calo a novembre. Rispetto ai livelli pre pandemici si rileva un aumento del +65%. Il rame si è invece sostanzialmente stabilizzato a partire da ottobre 2021, con aumenti che oscillano intorno al +55%/+60% rispetto al pre Covid. A gennaio 2022 si registra un +59%. L'evoluzione del prezzo di stagno e nichel è decisamente in rialzo e non accenna a fermarsi: a gennaio 2022 la corsa dei prezzi spinge il primo al +139% sopra il pre Covid e il secondo al +61%. Per quanto riguarda plastiche ed elastometri, a gennaio 2022 l'indice sintetico sul mercato europeo è aumentato del 34% rispetto al pre Covid.

A gennaio 2022 il prezzo di legno e carta interrompe la sua rapida salita, pur rimanendo sopra ai livelli pre pandemici del 48%. Il prezzo del grano presenta un andamento più altalenante ma comunque in crescita rispetto al periodo gennaio 2020 (+34% a gennaio 2022). Infine, il cotone continua la sua vigorosa ascesa e a gennaio raggiunge un nuovo record, pari al +66% rispetto al pre Covid. Un altro tema di grande attualità è la carenza sul mercato di componenti elettroniche (chip shortage), la cui scarsità rappresenta un ostacolo rilevante in molti processi produttivi. Tuttavia, guardando ai prezzi alle importazioni della componentistica elettronica, alcuni beni hanno registrato marcati rialzi negli ultimi due anni, altri hanno visto prezzi in diminuzione. Tra i primi, spiccano: i multichip, il cui prezzo mediano a novembre 2021 ha evidenziato una crescita del 390% su novembre 2019. Tra i secondi, invece, i processori multicomponenti MCO (-32%).

Draghi e Franco: "Decreto in arrivo la prossima settimana"

"Le cifre già stanziate quest'anno sono imponenti: circa nove miliardi e mezzo di euro, evidentemente non è sufficiente, credo di poter dire che sarà l'intervento sarà presentato la prossima settimana". Lo ha detto ieri il premier Mario Draghi a proposito delle misure contro il caro bollette. "Le linee fondamentali sono: sostegni per contenere le emergenze poi c'è una parte strutturale sull'offerta di energia e potenziamento delle rinnovabili e della produzione di energia e poi c'è una parte di fornitura all'industria con pezzi calmierati e con certezza dell'approvvigiornamento", ha aggiunto.

"Lo presenteremo la settimana prossima", ha confermato il ministro dell'Economia, Daniele Franco, spiegando che l'intervento, data la dimensione degli aumenti dell'energia, non potrà annullare l'impatto su famiglie e imprese, ma "cerchiamo di smussarlo". "Dobbiamo avere a mente - ha aggiunto il ministro - che, oltre a gestire la situazione attuale dobbiamo prensare a interventi che evitino che queste situazioni di ripetano nei prossimi anni".

Non si percorrerà però la strada di un nuovo scostamento di bilancio, i fondi saranno recuperati nelle pieghe del bilancio dello Stato. L'intervento è di circa 5 miliardi, cifra simile a quanto già stanziato nella legge di bilancio per il primo trimestre 2022. Una cifra attorno ai 2-2,5 miliardi potrebbe arrivare dalla "cartolarizzazione" degli oneri di sistema. Di cosa si tratta? Verrebbe allungato il periodo in cui gli operatori hanno diritto a ricevere gli incentivi per le rinnovabili. In sostanza, prenderebbero la stessa cifra ma per un periodo più lungo rispetto a quello previsto e i risparmi finirebbero nel decreto a sostegno di famiglie e imprese. La coperta è corta.

Fonte: Today.it

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