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Cronaca

Massacrata dal marito con 18 coltellate: "È morta tra le mie braccia"

Prosegue il processo per Maurizio Quattrocchi, il muratore bergamasco che nel 2019 uccise con 18 coltellate la moglie (e madre di 3 figli) Zina Solonari

L'ha aspettata per ore fuori casa, covando una furia incontrollabile: le è poi saltato addosso, l'ha colpita e picchiata a mani nude, accoltellandola poi ben 18 volte prima di fuggire. E' il ricordo, terribile, della notte in cui perse la vita la 36enne Zinaida Solonari, da tutti conosciuta come Zina: brutalmente uccisa dal marito Maurizio Quattrocchi, oggi 49enne. I due stavano insieme da 13 anni, e insieme avevano cresciuto tre figli.

In tribunale il ricordo di quella notte

La cronaca di quella notte è tornata alla memoria in tribunale. Tra i testimoni ascoltati dalla Corte d'assise, per il processo in primo grado, c'è anche Oxana, sorella di Zina. La donna ha riferito ai giudici di aver sentito delle urla, intorno alle 2: “Sembravano le urla di un gatto, e invece era lei che stava soffocando”. Oxana è corsa fuori insieme al marito e il cognato: i due uomini hanno cercato di fermare Quattrocchi, “che le teneva una mano sul collo, poi l'ha buttata giù dalle scale”.

Nella foga cercano di fermarlo, ma il killer spietato nel frattempo l'aveva già colpita, più e più volte, non solo a mani nude ma con un piccolo coltellino a serramanico (con una lama da una decina di centimetri): dall'autopsia emergeranno 18 coltellate, al volto, alle mani e al collo (dove verrà sferrata quella mortale). Il marito e il cognato di Oxana riescono a disarmarlo ma quando ormai è troppo tardi: Quattrocchi fugge via, fa perdere le sue tracce.

Mi ha detto che non respirava più

“Sono corsa da Zina, l'ho presa tra le mie braccia – ha raccontato ancora Oxana Solonari in tribunale – Prima di morire mi ha detto che non respirava più, poi è crollata. Era piena di sangue”. Passeranno poche ore da quegli attimi orribili – tra il 5 e il 6 ottobre del 2019 – e Quattrocchi verrà raggiunto dai carabinieri poco lontano, a Martinengo: non esiterà un attimo, ma si costituirà ammettendo le sue colpe.

Da allora è in carcere, accusato di omicidio. Dopo 13 anni di matrimonio Zina si vedeva con un altro uomo: lei avrebbe voluto la separazione, Quattrocchi invece era ossessionato dalla paura di perderla, e dalla gelosia. Scorrendo a ritroso, prima dalla tragedia, emergono messaggi e parole di minaccia, perfino due denunce per maltrattamenti (in un'occasione Zina era finita addirittura in ospedale) di cui una soltanto un paio di giorni prima. 

Se te ne vai, ti uccido e poi mi ammazzo

Insieme avevano abitato a Cologno al Serio, ed è qui che si consumerà l'omicidio. Quella sera Zina si era vista con Davide Bonacina, con cui aveva una relazione. “Quello mi ammazza, non mi dà il divorzio: così mi aveva detto del marito quella sera, dicendomi anche di aver vissuto con lui 10 anni d'inferno”, è il racconto di Bonacina in tribunale. “Se te ne vai di casa, ti uccido e poi mi ammazzo anch'io”: questo è quanto invece Quattrocchi avrebbe detto alla moglie, e più di una volta.

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