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Cronaca Vobarno / Via Prada

Omicidio a Vobarno: “Dritan amava la moglie, il bimbo viveva per lui”

L'omicidio di Dritan Mali è avvenuto probabilmente al termine di una lite in famiglia. La moglie e il cognato, presenti quando si è consumato il delitto, sono stati interrogati a lungo

VOBARNO. Dolore e rabbia. Smarrimento. Questi i sentimenti che legano parenti, colleghi, amici e vicini di Dritan Mali, il 37enne albanese ucciso da due coltellate all'addome, all'ora di pranzo di venerdì, al termine di una furiosa lite famigliare.

Al momento dell'omicidio, consumato nel salotto dell'abitazione al primo piano della palazzina di via Prada 15, l'uomo si trovava con la moglie Jerina e il cognato Laert Kumaraku, che da diversi anni abitava con la coppia e il figlio di soli 6 anni. La donna, in stato di shock e con segni di percosse sul corpo, è stata portata in ospedale a Gavardo, poi è stata ascoltata per tutto il pomeriggio dai carabinieri. Nella serata è stato sottoposto ad un lungo interrogatorio anche il fratello. 

L'allarme è scattato poco dopo le 12.15: le sirene delle ambulanze e le urla di Jerina hanno rotto il silenzio della tranquilla frazione di Carpeneda, attirando l'attenzione dei residenti, ma anche di alcuni famigliari del 37enne, che abitano a poca distanza dal luogo della tragedia: il fratello 20enne della vittima ha accusato un malore ed è stato portato in ospedale.  

Mentre i militari di Salò e Vobarno e quelli della Sis (Sezione investigazioni scientifiche) di Brescia ricostruivano la scena del delitto, il padre, i  fratelli, le sorelle e i nipoti di Dritan si sono radunati nel giardino della palazzina, facendosi coraggio l'un l'altro. I volti straziati dal dolore,  gli occhi gonfi di rabbia e lacrime, ed una sola domanda ad affollare la mente: perchè?  Un quesito per ora senza risposta, sul quale dovranno far luce solo gli inquirenti.

Nell'appartamento al primo piano della palazzina si è consumato un delitto "inaspettato". Parenti e vicini descrivono Dritan come un uomo buono, sempre disponibile, che  lavorava sodo per mantenere la propria famiglia e costruire un futuro per il figlio di soli 6 anni.  Tra lui e la moglie non ci sarebbero state evidenti tensioni, nonostante la convivenza, che durava da parecchi anni, con il fratello di lei, disoccupato da tempo. 

“Dritan è arrivato in Italia a metà degli anni '90 per trovare lavoro e per costruire una famiglia – racconta uno dei quattro fratelli dell'uomo -. Era una bravissima persona e amava la moglie e il figlio”. A sostenere i famigliari  anche alcuni colleghi della vittima, che lavorava nel reparto fonderia dello stabilimento della Fondital di Vestone, e i vicini di casa.

“Era una bella persona, anche la moglie Jerina è una brava donna: due lavoratori perfettamente integrati nella comunità - rivela una vicina di casa della coppia -. Non li abbiamo mai sentiti litigare e non avremmo mai pensato potesse accadere una tragedia simile.  Quando abbiamo sentito le ambulanze pensavamo si trattasse di un malore, poi abbiamo udito le urla e i lamenti di Jerina e siamo corsi a vedere cosa stesse accadendo."

Una famiglia all'apparenza molto unita: "Lo incontravo spesso con il suo piccolo - prosegue la donna -  mi si stringe il cuore al pensiero che dovrà crescere senza il padre che adorava: viveva per lui. Tutte le volte che lo vedevo mi diceva che da grande avrebbe voluto diventare forte come il suo papà.” Ora il piccolo E. dovrà  trovare dentro di sé la forza di superare la tragica scomparsa dell'uomo che avrebbe voluto diventare. 

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