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Cronaca

Università: indagati otto professori, danno per 4,5 milioni

Nel mirino delle Fiamme Gialle anche il rettore Maurizio Tira e l'assessore Michela Tiboni. Gli indagati si sono difesi parlando di avere agito in "buona fede".

False dichiarazioni in merito alla documentazione amministrativa. È questa l'accusa mossa a cinque professori ordinari, due associati e una ricercatrice dell’Università degli Studi di Brescia. L'inchiesta, chiamata "Magistri", è stata chiusa nei giorni scorsi dopo che sono state vagliate le posizioni di 24 tra medici e ingegneri con partita iva.

L'accusa è che i professori non abbiano versato nelle casse dell'Università la quota di stipendio dovuta in quanto impegnati anche al di fuori del mondo accademico. 24 le partite iva nel mirino (tra le quali quella dell'assessore in Loggia Michela Tiboni, otto invece le persone indagate per falso: Enrico Agabiti Rosei, Giorgio Bertanza, Alberto Clerici, Fausto Minelli, Roberta Predazzani, Enrico Sartori, Lucio Enrico Zavanella e il rettore Maurizio Tira (le contestazioni nei suoi confronti riguardano un periodo compreso tra il 2013 e il maggio 2016, quando ancora non era stato eletto come rettore).

Al momento della contestazione i professori si sono difesi dicendo di avere agito in "buona fede". Di diverso avviso gli investigatori: il quotidiano Bresciaoggi riporta uno stralcio della relazione di chiusura delle indagini dove si legge che «L’invocazione della condizione soggettiva della buona fede è destituita di fondamento ove si consideri che si tratta di docenti universitari, la cui specifica preparazione tecnica impedisce di ipotizzare che essi non fossero consapevoli dell’illiceità della loro condotta».

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