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Cronaca

Prestiti, finanziamenti e “amici politici”: oltre 500 imprenditori e padri di famiglia truffati

Tra loro anche dei bresciani. Grazie al raggiro un 55enne avrebbe guadagnato circa 650mila euro.

Centinaia e centinaia di truffe commesse ai danni di ignari imprenditori e padri di famiglia per fare una vita da nababbo. A conclusione di una verifica fiscale, i militari della della guardia di finanza di Faenza hanno contestato a un 50enne ravennate la mancata dichiarazione al fisco di redditi illeciti che sarebbero stati conseguiti nel periodo 2017 – 2021 per un ammontare complessivo di 650.000 euro. Una somma che per gli inquirenti sarebbe stata racimolata grazie alle truffe commesse sull’intero territorio nazionale, a danno di oltre 500 vittime. I raggiri avrebbero interessato prevalentemente le regioni Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Molise, Campania e Lazio, ed in particolare le province di Alessandria, Asti, Bologna, Brescia, Campobasso, Caserta, Como, Cuneo, Ferrara, Forlì-Cesena, Frosinone, Isernia, Latina, Lodi, Milano, Modena, Napoli, Novara, Pavia, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Salerno, Torino, Varese, Vercelli e Viterbo.

L’intera vicenda è scaturita da due denunce ricevute ad aprile 2021 dai finanzieri di Faenza, ma le successive indagini hanno evidenziato fin da subito uno scenario ben più ampio e grave: in effetti il 55enne è ora accusato di aver ideato un vero e proprio sistema di truffe “a catena” in cui si sono imbattuti centinaia di ignari imprenditori o padri di famiglia bisognosi di liquidità, anche, e soprattutto, durante l’emergenza pandemica. 
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, il ravennate si sarebbe presentato come rappresentante o presidente di organismi vari, creati appositamente, la cui denominazione poteva facilmente confondersi con quella di note associazioni di categoria o centri studi realmente esistenti e operanti a livello nazionale, millantando anche frequentazioni con politici di primo piano. Carpita in tal modo la fiducia dei suoi interlocutori, l’indagato avrebbe loro proposto l’ottenimento di finanziamenti a fondo perduto o comunque agevolati, erogati dall’Unione Europea a favore di piccole e medie imprese nonché di privati, previo versamento anticipato di un corrispettivo compreso tra i 600 e i 1.200 euro per ogni richiesta, come compenso per l’attività di consulenza da lui prestata nell’istruttoria delle relative pratiche, in realtà mai avviate.

Per fornire una parvenza di regolarità e credibilità all’operazione, il 55ennne avrebbe fatto sottoscrivere ai malcapitati perfino un formale atto di “conferimento di incarico di consulenza” a suo dire necessario per avviare la pratica, e quando le persone cominciavano a lamentarsi per il mancato accredito delle somme richieste, avrebbe perfino fatto loro recapitare false comunicazioni da parte di fantomatici Organismi dell’Unione Europea, con tanto di loghi ufficiali abilmente riprodotti, attestanti l’accoglimento delle istanze e la prossima erogazione delle somme richieste. In molti casi, poi, creando falsi profili riconducibili a funzionari in servizio presso le istituzioni comunitarie, lo stesso indagato, utilizzando un’utenza telefonica croata, avrebbe inviato messaggi a nome di tali istituzioni che poi avrebbe mostrato o inoltrato alle vittime per indurle ulteriormente in errore circa la buona riuscita delle operazioni finanziarie.

Sulla base di tale documentazione confezionata, in alcuni casi gli interessati avrebbero anche acquistato beni e fatto investimenti con rateizzazioni per le quali sono risultati inevitabilmente inadempienti non avendo mai ricevuto le somme sperate e patendo, quindi, ulteriori danni patrimoniali in aggiunta a quanto inutilmente e illecitamente versato all’indagato. Per espandere repentinamente il giro d’affari, infine, il 55enne non si sarebbe fatto scrupoli nemmeno a coinvolgere le sue stesse “vittime” nel sistema illecito, promettendogli un compenso in caso di presentazione di nuove persone interessate a queste forme di finanziamento. In questo modo il passaparola si sarebbe dimostrato un volano incredibile di procacciamento di altre vittime, moltiplicatisi velocemente soprattutto nel corso della pandemia, quando agricoltori e piccoli imprenditori in crisi di liquidità vedevano in queste soluzioni finanziarie una possibile ancora di sopravvivenza.  

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