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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Tribunale di Brescia: un ragazzo finalmente può tornare ad abbracciare la madre

La decisione del Tribunale restituisce il giovane alla famiglia

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BresciaToday

Brescia. Finalmente giustizia per il bambino di Lumezzane che era scappato per ben quattro volte dalla comunità per tornare in famiglia. Nell'ultimo decreto, il Tribunale ha deciso di ascoltare la sua volontà e permettergli di rimanere a casa con la mamma.

Molto soddisfatto l'avvocato della mamma, Francesco Miraglia del foro di Roma:" Quanto è successo è l'ennesima dimostrazione che la nostra giustizia minorile non è a misura di bambino. Sarebbe bastato tener conto fin da subito della volontà del bambino, in conformità con le convenzioni internazionali sulla tutela dei fanciulli, ed aiutarlo nella sua famiglia per evitare anche le ingenti somme di denaro pubblico spese per mantenerlo nella comunità residenziale, ma soprattutto le enormi sofferenze e disagi arrecati alla famiglia e al minore stesso."

La vicenda era nata alcuni anni fa nell'ambito di una separazione conflittuale. A seguito di valutazioni psicologiche eseguite in totale contrasto con le dichiarazioni del bambino (e, in ultima analisi, con la realtà dei fatti) il minore era stato affidato alla zia. Il bambino, dopo che le sue continue richieste di stare con la mamma erano state disattese dal Tribunale, era scappato per tornare a casa. Il Tribunale a questo punto avrebbe dovuto comprendere che tale collocazione era la migliore per il minore, ma il giudice onorario decise di metterlo in comunità, ignorando la Convenzione di New York sul Fanciullo.

Le decisioni di allontanare il bambino per collocarlo dalla zia, e successivamente in comunità, erano state influenzate notevolmente da una psicologa, le cui valutazioni vennero clamorosamente smentite dalla realtà dopo pochi mesi, alla prima fuga del ragazzo dalla comunità. Inspiegabilmente, forse per avvalorare le sue conclusioni, alcuni mesi fa la psicologa organizzò una seduta con il bambino e i suoi fratelli, seduta che aveva notevolmente turbato il ragazzo, al punto che la madre aveva presentato un esposto all'Ordine sul comportamento di questa psicologa. Oggi, per fortuna, la psicologa non si occupa più di questo caso, anche se non sembra sia stata emessa alcuna misura cautelare in attesa della decisione dell'Ordine degli psicologi.

Secondo il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani: "Finalmente è stata fatta giustizia, e questo ragazzo potrà finalmente godere dei suoi affetti famigliari, ma ci auguriamo che l'Ordine prenda in seria considerazione l'esposto sulla psicologa, per prevenire ulteriori violazioni dei diritti dei minori e sanare qualsiasi possibile ingiustizia pregressa. Auspichiamo anche che i giudici del tribunale ripristinino il loro status di periti dei periti, e impediscano che le valutazioni psichiatriche e psicologiche possano causare altri danni ad altri bambini."

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