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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mamma e figlio sfrattati, le loro cose gettate in discarica

Ieri sera gli attivisti di Magazzino 47 e dell'associazione Diritti per Tutti hanno manifestato davanti all'abitazione del proprietario e si sono rivolti anche al sindaco. Rachida e il figlio di 9 anni sono stati sgomberati mercoledì dal loro appartamento senza preavviso

TRENZANO – Arredi della cucina, armadi e letto gettati in discarica, come pure il materiale scolastico di un bimbo di 9 anni. Effetti personali e ricordi trattati alla stregua di pattume di cui liberarsi quanto prima. È la storia di Rachida e del figlioletto Iyas, sgomberati dalla loro casa mercoledì senza preavviso.

Dopo che lo sfratto era già stato bloccato dagli attivisti dell’associazione Diritti per Tutti e Magazzino 47, l’ufficiale giudiziario ha rimandato gli atti alla Procura, “che ha stabilito – afferma Umberto Gobbi dell’associazione Diritti per Tutti – lo sfratto senza preavviso, un provvedimento senza precedenti”.

Dormivano, la 31enne Rachida e il suo figlioletto Iyas di 9 anni, quando mercoledì Carabinieri e Polizia Locale, alle prime luci dell’alba, si sono presentati alla loro porta. Mamma e figlio erano tranquilli, non se l’aspettavano: immaginavano che avrebbero ricevuto una notifica di preavviso e che a quel punto, con la solidarietà degli amici di Diritti per Tutti, avrebbero deciso il da farsi. E invece sono stati costretti a forza ad andarsene, pur senza avere un posto dove rifugiarsi.

Ieri “le uniche cose di Rachida – tuona Gobbi su Facebook - sono state buttate in discarica dal suo padrone di casa. Tra i rifiuti anche la documentazione sanitaria e il materiale scolastico de suo bimbo di 9 anni”.

Ai Carabinieri avvisati di quanto stava facendo il proprietario, lo stesso avrebbe risposto “che stava solo pulendo l’alloggio” e che “non avrebbe toccato gli effetti personali di Rachida”.

I vicini di casa hanno allertato gli attivisti di Diritti per Tutti e Magazzino 47. Quando sono arrivati sul posto, del proprietario non c’era traccia. Così in serata “una cinquantina di attivisti e occupanti sono andati a trovarlo davanti alla sua villa, e hanno anche manifestato nel paese del sindaco Bianchi, amico politico di Forza Nuova”.

Rachida ha un’invalidità accertata del 70% per problemi ai reni. È in Italia da 11 anni, faceva l’operaia ma, a causa della malattia, è stata licenziata. E siccome lavorava tramite cooperativa non percepisce alcun sussidio. Pertanto, pur arraggiandosi con lavoretti, non è più riuscita a pagare l'affitto.

Rachida e Iyas sono stati trasferiti alla comunità Shalom, un centro di recupero per tossicodipendenti, e successivamente all’ex hotel Alabarda di Brescia, occupato da maggio scorso e dove dimorano decine di famiglie italiane e  straniere.

Ma il dramma di Rachida non era finito: gli scombussolamenti della giornata di mercoledì le hanno provocato un malore, tanto che ha dovuto essere accompagnata in Pronto Soccorso.

Ma ora Rachida, conclude Gobbi, che sottolinea quanto bisogno ci sia di centri per l’emergenza abitativa, “non deve più piangere, ora non è sola: basta con questi odiosi soprusi, se toccano una toccano tutti!”
 


 

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