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Cronaca Ome

Terrorismo islamico e traffico di essere umani: arrestato un ragazzo

In manette un 27enne residente a Ome: faceva l'operaio in un'azienda della zona. Oltre a lui altri 14 fermi nell'ambito dell'Operazione Abiad

I vertici dell'organizzazione

Gli ingenti guadagni andavano a gonfiare una cassa comune del sodalizio, custodita da precisi “tesorieri” incaricati dai vertici dell'organizzazione. I soldi venivano in parte riutilizzati per il finanziamento della struttura stessa, anche per l'acquisto di nuovi natanti in caso di rotture o sequestri delle forze dell'ordine, e in parte per gestire un'attività abusiva di intermediazione finanziaria esercitata tra l'Italia e la Tunisia.

Non solo: il denaro sarebbe servito a finanziare anche varie forme di attività terroristiche. In particolare, e proprio al vertice del sodalizio criminale, è stato arrestato un cosiddetto “mujaheddin virtuale”, che si adoperava per la diffusione e la condivisione tramite social network di documenti e materiale visivo utilizzati per la promozione dello stato islamico Daesh.

A caccia di proseliti

L'uomo era capace di “sollecitare” i fruitori dei messaggi alla condivisione dei macabri ideali promossi dalla rete globale del terrorismo islamico. Sfruttava una vasta gamma di fittizie identità virtuali, per sfuggire ai vari strumenti di controllo: attraverso i vari profili a lui riconducibili venivano anche esaltate le più crudeli attività terroristiche condotte in Tunisia, Iraq, Siria, Medio Oriente, Europa e pure Stati Uniti.

E non è finita. Parte delle risorse economiche della “cassa comune” sono state occultate in proprietà immobiliari e depositate in banche tunisine su conti intestati a prestanome. Il Battaglione anti-terrorismo della Tunisia, a margine di varie intercettazioni sospette, sta approfondendo le indagini anche in questo ambito.

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